E' una notte buia e tempestosa a Londra.
Il calcio di rigore di Bukayo Saka, giovanissimo calciatore dell'Inghilterra, si schianta contro le mani di Donnarumma, portiere della nazionale italiana nella finale di Euro 2020 a Wembley.
Prima di lui altri due giocatori black, Marcus Rashford e Jadon Sancho, si sono visti negare il goal dalla cattiva sorte.
L'Inghilterra boriosa di Boris Johnson esce sconfitta dall'Italia di Roberto Mancini, che nega agli inglesi "il ritorno a casa" di un trofeo nella culla decrepita del calcio.
L'Inghilterra perde una partita di calcio, un'occasione importante anche se effimera, su cui aveva investito molto, troppo, ma soprattutto perde la partita ben più importante e decisiva, quella della dignità umana, l'affermazione dei diritti universali dell'uomo, qualunque sia la sua razza.
La rabbia di molti tifosi inglesi si scaglia contro i tre calciatori neri, unici colpevoli della sconfitta dei "Bianchi"
I social media britannici portano allo scoperto la "pancia" profonda violenta e razzista, che scarica la frustrazione di una banale sconfitta calcistica sul nemico nascosto, il nero che tradisce la patria bianca.
La vigliaccheria dei razzisti inglesi porta alla luce l'immagine che nessuno avrebbe voluto vedere dietro la scenografia esagerata della finale di Wembley.
Il calcio che nasconde la vera cruda realtà, lo scontro sportivo che si trasforma nell'esaltazione della violenza contro i deboli e i perdenti.
Non è bastato inginocchiarsi sui campi di calcio per cancellare il razzismo.
Ma forse dovremmo essere grati all'imbecillagine dei razzisti inglesi: ci hanno ricordato, in un momento di sproporzionata esaltazione collettiva del popolo italiano, che una partita di calcio non può trasformare la triste realtà sociale, sia che si perda sia che si vinca.
Dopo l'ultimo rigore, centrato o fallito, chi vuole vincere davvero deve solo rimettere la testa sulle spalle, riaprire gli occhi e scoprire che di partite importanti da vincere ce ne sono ben altre, e tra queste quelle contro il razzismo e l'esaltazione della "patria minacciata dagli immigrati".
Il gioco del calcio in fondo è la parodia della vita sociale, con la fame di eroici riscatti, i risvolti meschini, i duelli medievali, tutto sotto il controllo del business supremo, a cui persino covid-19 ha dovuto inchinarsi, tranne poi prendersi la rivincita.
Boris Johnson, solitamente lesto a fiutare affari e convenienze, ha tardato un pò a rendersi conto dell'enorme danno causato dai suoi elettori più imbecilli, prendendone le distanze.
Chissà chi vincerebbe in una ipotetica finale nel campionato dell'ipocrisia tra lui e Salvini.