Immagino la scena di Ignazio La Russa in veste di padre che interroga il figlio Leonardo Apache, 19 anni, in merito alla denuncia presentata da una ragazza che accusa il rampollo del presidente del Senato di averla violentata una notte ... in casa del senatore.
Immagino il volto contratto e la smorfia terrifica, amplificata dalla sacrosanta angoscia paterna frammista all'ansia rabbiosa per le prevedibili conseguenze politiche e mediatiche.
Non sappiamo come Ignazio abbia apostrofato il figlio Apache durante "l'interrogatorio".
Sappiamo quello che ne avrebbe ricavato, stando alle dichiarazione dello stesso Ignazio.
"Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante
Conto sulla Procura della Repubblica verso cui, nella mia lunga attività professionale, ho sempre riposto fiducia, affinché faccia chiarezza con la maggiore celerità possibile per fugare ogni dubbio.
Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che - cito testualmente il giornale che ne da notizia (cioè il Corriere della Sera) – occupa questo tempo “per rimettere insieme i fatti”.
Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua.
Inoltre, incrociata al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla.
Altrettanto sicura è la forte reprimenda rivolta da me a mio figlio per aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato. Non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero".
Le affermazioni di Ignazio La Russa (poi in parte ritrattate) sono stringate e non offrono elementi per capire in che modo egli si sia convinto che il figlio non abbia compiuto atti penalmente rilevanti, lasciando solo intravedere il solito cliché maschilista (utilizzato anche da Beppe Grillo per discolpare il figlio in un caso identico) nei confronti della ragazza, ovvero della vittima: era consenziente, era drogata, era una ragazza "facile".
"L'unica colpa di mio figlio è di essere un imbecille penalmente non rilevante".
Le parole di Ignazio La Russa sono gravi e grevi.
Ma sono anche una sfida anomala, irrituale, eversiva nei confronti di chi deve condurre le indagini sul diciannovenne Leonardo Apache. "l'ho interrogato io, e ho la certezza che ..."
Una dichiarazione che dopo qualche ora è stata ritrattata ... "sono stato frainteso, non volevo accusare la ragazza ..." ma la ritrattazione - e La Russa essendo avvocato dovrebbe saperlo - conferma che quella frase lui l'ha pronunciata, che "l'interrogatorio" c'è stato, che la sentenza, in pieno conflitto di interesse, lui l'aveva già pronunciata: "mio figlio è stato adescato da una cocainomane".
Il racconto che la giovane donna fa della violenza subita in casa La Russa è ben diverso e circostanziato. Sarebbe stata drogata con un paio di drink offertogli in discoteca dal figlio del senatore e si sarebbe risvegliata la mattina dopo nel letto di casa La Russa, frastornata e violentata.
A questo punto, nonostante le ritrattazioni che lasciano il tempo che trovano, di certo c'è solo che Ignazio La Russa ha travalicato il suo ruolo di padre, ha calpestato e irriso il suo ruolo di Presidente del Senato della Repubblica e, cosa forse più rilevante, si è reso complice del figlio nel cercare di inquinare un'indagine, di influenzare gli inquirenti, di esercitare una violenza verbale e morale nei confronti della vittima, cioè la giovane che si ritiene violentata dal figlio di La Russa.
Ignazio La Russa di fatto si è coinvolto nelle indagini sul caso di violenza di cui sarebbe stato protagonista Leonardo Apache.
La violenza sessuale denunciata si è svolta in una stanza della sua casa, per ammissione dello stesso La Russa. Dovrà quindi essere interrogato come testimone ma anche per capire se si è accorto di qualcosa senza però intervenire, o se ha provveduto a celare i fatti ed eventuali elementi dal luogo della violenza.
Dovrà essere interrogato dagli inquirenti, per capire se ciò che il figlio ha detto al padre collima con ciò che dirà agli inquirenti, per capire su quali elementi l'avvocato La Russa insinua che la ragazza fosse sotto l'effetto di cocaina (poi sembra diventata alcol), perché insinua sul ritardo con cui l'avvocato della ragazza ha presentato denuncia.
E tanti altri perché, a cui il signor La Russa dovrà rispondere di fronte all'opinione pubblica e, se non avesse l'impunità derivante dalla carica istituzionale, anche di fronte alla magistratura.
E' chiaro a tutti gli italiani, di qualsiasi opinione politica, che ora il vero indagato per la violenza sessuale nei confronti di una giovane donna è diventato il Presidente del Senato Ignazio La Russa.
E' chiaro a tutti gli italiani che il silenzio di Giorgia Meloni sul suo amico di una vita che insulta una donna vittima di violenza sessuale da parte del figlio toglie la maschera a "sono Giorgia, sono una donna ..."
Ignazio La Russa non ha nessuna intenzione di dimettersi. Un gesto che invece gli viene richiesto dalla stragrande maggioranza delle donne e dell'opinione pubblica.
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