Arcelor-Mittal annuncia che si defila dall'acquisto dell'Ilva di Taranto perche' non gli viene piu' garantito lo "scudo penale" che gli era stato promesso dai governanti italiani. Apriti cielo, si riapre il dramma di una citta' e di una fabbrica d'acciaio e di tumori, si riaccendono le polemiche che da sette anni nessun governo e nessun politicante e' stato in grado di affrontare seriamente. Nella palude della politica italiana c'e' spazio solo per i rinvii, le finzioni, il tirare a campare e, per contrappeso, i colpi di testa, i veti, i ricatti. Il passo indietro di Arcelor-Mittal ha un solo vero motivo: produrre acciaio in questo momento e nel prevedibile futuro e' un'attivita' in perdita, persino in India o in Cina dove nessuno si scandalizza per gli impatti ambientali devastanti, figuriamoci in Italia. La guerra dei dazi ha accentuato la concorrenza asiatica verso l'Europa e il rallentamento economico globale riduce la domanda di acciaio e quindi le necessita' produttive. Arcelor - Mittal lo sa benissimo e cerca il pretesto per defilarsi dagli accordi prima del termine del periodo di "affitto" degli impianti tra sei mesi. I partiti politici fanno finta di gridare allo scandalo, chi per un motivo chi per un altro, essendo stati incapaci di trovare una vera soluzione di lungo periodo, e avendo delegato alla magistratura l'iniziativa di fare e disfare sugli impianti dell'ex Riva. A questo punto non resta che sperare che l'uscita di AM sia vera e definitiva. Nel paese della cassa integrazione permanente, del reddito di cittadinanza e dei quota 100, una soluzione dignitosa per i 15.000 lavoratori di Taranto non e' impossibile trovarla. tto diverso per eliminare gli impianti ILVA, bonificare il territorio e creare le premesse per uno sviluppo locale sostenibile, magari con risorse e controlli della comunita' europea, si potrebbe parlare di un piccolo grande miracolo. A vantaggio delle migliaia di cittadini che smetterebbero di ammalarsi o morire a causa dell'ILVA. Altro che "scudo penale".