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Dmitry Peskov, portavoce ufficiale di Putin dal 2008, e' stato ricoverato in ospedale per infezione di COVID-19. Essendo uno dei piu' stretti collaboratori del boss russo, si teme che possa averlo contagiato, anche se Putin da molte settimane lavora in smartworking / teleconferenza. Anche il primo ministro russo Mikhail Mishustin, ammalato dal 30 aprile scorso, e' ancora ricoverato in ospedale ma non si hanno notizie sul suo stato sanitario.
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Da oggi 12 maggio Vladimir Putin ha ordinato ai Russi di ritornare al lavoro, ad eccezione degli over 70 e dei malati. E' finito il periodo di "non-lavoro" concesso a fine marzo per fronteggiare la pandemia di covid-19, quando i casi di contagio erano poche centinaia e i morti poche unita'. Per ironia della sorte la fine del "non-lavoro" arriva nel giorno in cui la Russia diventa il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di contagiati, oltre 230.000, mentre i morti, stranamente restano al di sotto di qualsiasi previsione, circa 2.200, cioe' meno dell'uno per cento dei contagi rilevati, una percentuale che e' meno della meta' del tasso minimo di mortalita' accertato in tutti gli altri paesi del mondo. Il trucco e' simile a quello utilizzato da altri paesi, anche se in misura maggiore: i decessi fuori dagli ospedali non vengono calcolati e non vengono fatti i tamponi, mentre per chi muore in ospedale dopo aver accertato il contagio e' considerato morto per coronavirus solo se non aveva altre patologie, anche lievi. Una manipolazione fin troppo evidente e banale, con cui il regime di Putin cerca di rimediare ed occultare le gravissime responsabilita' nella gestione del contrasto al coronavirus. Putin ha fatto in Russia quello che Trump ha realizzato in America. Trattare il Covid-19 come un fattore politico destabilizzante e quindi da minimizzare, non potendolo ovviamente combattere con i farmaci o come si fa con oppositori e dissidenti.
Niente mascherine, un lockdown soft senza troppa enfasi, persino la parata militare nella Piazza Rossa per l'anniversario della Vittoria nella Seconda Guerra Mondiale fino all'ultimo era stata confermata. Tanto che le truppe che vi avrebbero preso parte si sono addestrate senza precauzioni con il risultato che centinaia di cadetti e soldati si sono contagiati ed ammalati. Negli ultimi dieci giorni la media dei contagi in Russia supera i diecimila giornalieri, mentre l'aumento del numero dei morti resta piu' o meno basso. 2116 vittime del virus; in un giorno un aumento di 107 persone. Allo stesso tempo, sono guariti 3.711 pazienti. Durante l'intero periodo dell'epidemia in Russia, 43512 persone si sono riprese.
L'hotspot russo e' a Mosca, la piu' grande citta' d'Europa con 12 milioni di abitanti. Mosca e la regione rimangono i principali punti focali dell'infezione, dove si concentra piu' della meta' dei casi, oltre 5000 nell'ultimo giorno. Come paragone, A San Pietroburgo risultano 339 persone infettate e 354 nella regione di Nizhny Novgorod.
Il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin e il governatore della regione di Mosca Andrei Vorobyov il 7 maggio hanno esteso il regime di autoisolamento fino alla fine del mese di maggio, ma dato l'andamento dei contagi potrebbe durare fino a meta' giugno, anche se non si esclude di allentare alcune restrizioni, in particolare, consentire di camminare e aprire alcuni parchi. Le strutture sanitarie sono al collasso, e il sovraccarico di malati e di attrezzature vetuste ha provocato ripetuti incendi con decine di vittime in ospedali e ospizi. In questa situazione di sfascio Vladimir Putin comincia a intravedere cupi segnali di crisi e per cavarsela almeno in parte ha deciso che dal 12 maggio saranno le amministrazioni regionali a gestire aperture e chiusure, in base alla situazione dell'infezione locale. E' probabile che anche il numero dei morti venga manipolato un po' diversamente, per non farlo apparire grottesco, e di conseguenza aumentera'.
Una scelta in apparenza simile a quella di altri paesi, come ad esempio l'Italia, ma che in realta' e' uno scarico di responsabilita' perche' la delega alle regioni viene attuata nel momento peggiore, di massima accelerazione del contagio e di aumento dei problemi sanitari, sociali ed economici collegati. Piu' che una delega, quella di Putin e' una fuga dalle responsabilita', dopo aver creato le peggiori condizioni per affrontare covid-19.
Sembra che lui e Donald Trump si siano messi d'accordo per copiarsi a vicenda, e i risultati drammaticamente disastrosi si vedono. Ora Trump e' primo e Putin lo segue a ruota.