I risultati delle elezioni comunali nelle grandi città vedono la disfatta del centrodestra e in particolare di Matteo Salvini e Giorgia Meloni e potrebbero generare uno scossone per gli equilibri precari del governo "bulgaro" di Mario Draghi.
A Milano, Napoli, Torino, Bologna vince il centrosinistra o l'alleanza PD-M5S al primo turno.
A Roma si va al secondo turno tra centrodestra e Gualtieri o Raggi (!?); l'ormai ex sindaca data per scomparsa ottiene un risultato non umiliante e dovrebbe appoggiare il PD nella sfida finale al centurione di destra Michetti. Carlo Calenda non pervenuto.
Quali conseguenze del voto sugli equilibri politici nazionali.
Il voto dei grandi Comuni rafforza o indebolisce il governo di Mario Draghi?
L'affluenza molto bassa di elettori - sotto il 50% nelle grandi città - fa molto piacere al presidente del consiglio non eletto, al quale di converso la partecipazione popolare alla vita democratica appare come una inutile nostalgia.
Tutti si affretteranno a dire che il voto comunale non mette in dubbio il sostegno al governo centrale, ma si tratta delle solite formule di rito.
Mario Draghi dovrà prevedere l'attacco di Salvini, mentre la Meloni aumenterà il volume dell'opposizione soft.
La Lega di Salvini cercherà di esautorare Giorgetti continuando ad appoggiare il governo. Non è detto che sia indolore.
Il Movimento 5 Stelle perde Roma senza le umiliazioni immaginate da Matteo Renzi, ma rimane a galla a Napoli con l'alleanza tra Giuseppe Conte e Enrico Letta.
Sia il PD che i 5Stelle proveranno ad andare avanti con l'appoggio al governo Draghi, visti i benefici ricevuti.
In Calabria si conferma di poco il centrodestra, grazie al suicidio dei progressisti, e un buon risultato per la lista che sostiene Mimmo Lucano, il "prigioniero politico" di Riace condannato a 13 anni per aver attuato un modello di accoglienza agli immigrati ammirato in tutto il mondo.
A Siena Enrico Letta eletto in Parlamento "con serenità", nonostante Renzi.