Il giorno di Natale non è sempre un giorno lieto e sereno.
Per miliardi di esseri umani anzi è un giorno come tanti, un giorno di stenti, lutti, guerre, atrocità, o nella migliore delle ipotesi, di semplice banalità.
Il Natale come "festa" è un'invenzione, prima come festa religiosa dei monarchi cristiani che a Natale (solo a Natale) diventavano buoni e poi come orgia consumistica delle big corporation, costruita per la parte ricca del mondo, l'Europa, gli Stati Uniti, e da vent'anni, a modo loro, anche i cinesi, per arricchirsi ancora di più.
Quando sono nato, dopo pochi giorni era già Natale, anche se vicino all'equatore non c'erano presepi o alberi.
Ogni anno, dalla mia infanzia in poi, c'è sempre stato un Natale. Non sempre lieto e sereno.
Come quello disperato e triste dell'anno in cui morì mia madre, pochi giorni prima di Natale. O come quando un Natale lo passai senza familiari, con altri amici. Una bizza di gioventù che mi fa venire ancora le lacrime.
Quest'anno, l'infausto 2020, COVID-19 vorrebbe annullare la tradizione natalizia di centinaia di milioni di umani. Ha già sconvolto una moltitudine di vite, abitudini, sentimenti e speranze nell'arco di 12 lunghissimi mesi.
E ora Covid, con l'aiuto dell'ottusità umana, va all'attacco del Natale, di tutti i Natali, compreso il mio.
Con la mia compagna, con la quale organizzo e festeggio il Natale da oltre 40 anni, per circostanze casuali viviamo distanti dal resto della famiglia, figlie e nipotini, e a causa del lockdown dovremmo, a quanto sembra, starcene per i fatti nostri da Natale a Capodanno, causa coronavirus.
Il governo Conte, dopo aver aperto i recinti per tutta l'estate e l'autunno, si accorge adesso che il Natale di "shopping and go" a cui da decenni siamo stati costretti o abituati è un rischio terribile nel contesto della seconda ondata di pandemia.
I numeri di contagiati e morti non consentono le allegre sottovalutazioni dei mesi scorsi. L'inverno è arrivato e coincide con il Natale, e con il rischio che il coronavirus faccia ancora più velocemente morti di quanti ( un milione e settecentomila, finora) ne abbia fatti.
Non critico la scelta del governo, semmai andava fatta prima e senza tentennamenti, mezze misure, o colorazioni di comodo.
Gli assembramenti per shopping e frenesie natalizie sono un'altra occasione formidabile per la diffusione del coronavirus, dopo le discoteche di ferragosto e il ritorno a scuola negli autobus stracolmi.
Dopo la decisione della Merkel di mandare la Germania in lockdown, Giuseppe Conte non poteva non prendere la stessa strada anche in Italia. Così come negli Stati Uniti, dove non c'è una legge che può imporre centralmente chiusure o limitazioni, il buon dottor Fauci, liberatosi dal ghigno di Trump, esorta gli americani a starsene a casa propria senza assembrarsi.
E per dare l'esempio il dottor Fauci a Natale resterà a casa sua con la moglie, lontano dal resto della famiglia. Come aveva detto Giuseppe Conte a marzo scorso, "stiamo lontani adesso per stare vicini domani".
O dopodomani?
In tantissime case italiane si stanno preparando brandine e divani letto, o addirittura giacigli con sacco a pelo. Siccome il lockdown scatta dal 24 di dicembre, parenti e amici potranno partire nei giorni precedenti, ammucchiarsi con sistemazioni di fortuna (un'esperienza inedita e originale da raccontare agli amici) e passare un felice lockdown di Natale assieme.
Anch'io e la mia compagna ci stiamo preparando per il Natale da sfollati ma assieme ai familiari.
Sappiamo per certo che non sono positivi, manterremo distanze e mascherine, nel pieno rispetto dei DPCM governativi.
Tanto dopo capodanno torna tutto come prima.
Anche il covid, purtroppo