Quando si inizio' a discutere lo schema di funzionamento di quello che sarebbe diventato il Meccanismo Europeo di Stabilita' (MES) in Italia c'era ancora Berlusconi a capo del governo.
Quando si inizio' a parlare della necessita' di apportare delle modifiche c'era ancora Gentiloni, e poi Salvini-Di Maio a giugno scorso avevano dato il via libera con qualche distinguo ancora da definire.
Adesso la ex-coppia si ritrova insieme nella denuncia dell'accordo sul Salva-Stati a cui Conte e Gualtieri stanno per dare l'assenso dell'Italia.
L'avvocato Giuseppe Conte riferira' al Parlamento prima di andare alla riunione dei capi di governo europei, ma ormai la frittata e' fatta e Matteo Salvini incassa anche l'ennesimo regalo alla sua campagna elettorale permanente. La discussione sul Salva Stati sembra abbastanza surreale ed oscura, e viene a cadere in un momento di grande debolezza politica sia dei Paesi membri che delle forze politiche che li governano.
Quale necessita' spinge ad affrontare adesso l'argomento ?
C'e' forse qualche grave rischio all'orizzonte di cui nessuno ancora parla ? E perche' si vuole unificare salva-Stati e salva-Banche? Sono molti gli aspetti opachi e privi di sufficienti dettagli, e su cui molto ci sarebbe da ridire, ridiscutere o sospettare, ma una domanda su tutte merita risposte chiare e pubbliche.
A che serve riformare uno strumento come il salva-Stati che nei fatti e' stato gia' sostituito da altre forme di intervento a favore della finanza pubblica? quali ad esempio:
1) L'enorme quantita' di denaro stampato dalla BCE sotto il titolo Quantitative Easing , circa 4mila miliardi di euro e' 10 volte maggiore delle disponibilita' del Fondo MES, per non parlare degli effetti dei tassi sottozero che hanno alleggerito i paesi piu' indebitati dell'Unione.
2) Anche le banche europee hanno tratto vantaggio dai vari strumenti / regali che l'Unione Europea e la BCE hanno predisposto in questi anni, dagli acquisti di titoli alle nuove norme su crediti in sofferenza e cartolarizzazioni.
Ma molte banche europee soffrono ancora di una scarsita' di capitali e mezzi patrimoniali, e soprattutto quelle tedesche (Deutsche Bank e Commerz) devono ancora finire la pulizia della montagna di derivati e titoli avariati nascosta nei bilanci. I banchieri sarebbero ben contenti di ricevere altri regali, sotto forma di fondi di ricapitalizzazione a costo quasi zero e a carico dei contribuenti.
La battaglia contro l'opacita' e l'onnipresenza della tecnocrazia europea e' sacrosanta e necessita di mantenere sempre alto il livello di attenzione e denuncia. Anche un'inutile riforma del MES puo' nascondere le insidie alla sovranita' popolare e creare altri meccanismi di decisione extraparlamentare. Ma Luigi Di Maio per l'ennesima volta sembra aver sbagliato tempi e modi della polemica politica.
Dal Sole24Ore :
Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilita') e' un'organizzazione intergovernativa europea. e' attivo dal luglio del 2012, come evoluzione dei precedenti meccanismi FESF (Fondo Europeo di Stabilita' Finanziaria) e MESF (Meccanismo Europeo di Stabilita' Finanziaria).Ha sede in Lussemburgo ed e' gestito da: " un Board of Governors (i ministri finanziari dell'area euro) presieduto dal portoghese Mario Centeno, Presidente dell'Eurogruppo; " un Board of Directors (i cui membri vengono scelti dai ministri finanziari); " un direttore generale (il tedesco Klaus Regling) che gestisce gli affari correnti del MES seguendo le indicazioni del Board of Directors. Inoltre presiede le riunioni del Board of Directors e partecipa a quelle del Board of Governors. Il Presidente della Bce e il Commissario europeo agli Affari Economici partecipano in qualita' di osservatori.Come funziona il meccanismo di aiuto del Fondo Salva Stati Il compito del MES e' fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell'area euro che attraversano (o rischiano in modo concreto) gravi problemi di finanziamento. L'assistenza viene concessa solo nel caso in cui sia necessaria per salvaguardare la stabilita' finanziaria dell'intera area euro e dei membri del MES stesso. Gli strumenti a disposizione vanno dalla possibilita' di concedere prestiti ai Paesi in difficolta' per consentire un aggiustamento macroeconomico (soluzione utilizzata finora da Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro) fino al prestito per la ricapitalizzazione indiretta delle banche (aiuto finora fornito alla sola Spagna). Gli altri strumenti previsti dallo statuto del MES (acquisti di titoli sul mercato, linee di credito precauzionali e ricapitalizzazione diretta) non sono finora mai stati usati.
Come raccoglie i fondi (dotazione ed emissione di bond) IL MES viene finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla loro importanza economica. La Germania, contribuisce per il 27,1 %, seguita dalla Francia (20,3%) e dall�Italia (17,9%). La �potenza di fuoco� (o ammontare massimo) complessivamente autorizzata e' di 700 miliardi di euro: il finanziamento diretto da parte degli Stati ammonta a 80 miliardi di euro (l'Italia ha versato 14,3 miliardi, la Francia 20 e la Germania 27). I restanti 620 miliardi possono essere raccolti sui mercati finanziari attraverso l'emissione di bond. Le condizioni del MES per la concessione di aiuti I prestiti non vengono concessi senza condizione, ma solo dopo che il Paese richiedente ha sottoscritto una lettera di intenti o un protocollo d'intesa (o Memorandum of Understanding). Protocollo che viene negoziato dal Paese interessato e dalla Commissione Europea a nome del MES. In genere vengono richieste riforme specifiche, mirate ad eliminare o quantomeno mitigare l'effetto dei punti deboli dell'economia del Paese richiedente. Il MES prevede in particolare interventi in tre aree: � Consolidamento fiscale, con tagli alla spesa pubblica per ridurre i costi della Pubblica amministrazione e migliorarne l�efficienza, e parallelamente aumentare le entrate attraverso privatizzazioni o riforme fiscali; � Riforme strutturali, con l�adozione di misure di stimolo alla crescita, alla creazione di posti di lavoro e alla competitivita'; � Riforme del settore finanziario, con misure destinate a rafforzare la vigilanza bancaria o, se necessario, a ricapitalizzare le banche.