Dopo lo strappo del "rinnegato" Calenda che ha rotto il patto di alleanza con il PD, il campo di gioco elettorale comincia a definirsi con più chiarezza, anche se mancano ancora un paio di settimane alla presentazione definitiva delle liste e non sono da escludere altre piccole sorprese.
I sondaggisti si sono scatenati in tutte le direzioni per pesare e valutare gli effetti della rottura di Calenda. Il giudizio unanime e scontato è che la vittoria elettorale del Centro Destra (CDX) ormai è un dato acquisito, sia per effetto dell'unità di schieramento che per i meccanismi dei collegi elettorali di una legge retaggio delle porcate renziane.
Ad oggi, lunedì 8 agosto, secondo un'analisi ponderata dei sondaggi che circolano, il risultato del voto del 25 settembre sarebbe questo:
Lista
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%
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FDI
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21,8
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PD
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22,1
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Lega
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14,8
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M5S
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11,3
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Forza Italia
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7,4
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Azione
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3,8
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+Europa
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1,2
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Italia Viva
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2,9
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Verdi/Sinistra
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3,2
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Italexit
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2,4
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Art.1-MDP
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1,6
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altri CSX
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4,5
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altri CDX
|
3
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aggregando questi risultati secondo le alleanze finora definite, si ottiene:
CDX + Altri 47
CSX 29,4
Azione + IV 6,7
CSX + Verdi/SI + Altri 35,8
CSX + Verdi + M5S 42,5
Secondo le ultime rilevazioni il PD diventerebbe, anche se di poco, il primo partito con il 22,1% contro il 21,8% di FdI.
Il partito della Meloni perde leggermente a favore della Lega di Salvini, perchè ormai è svanito l'effetto "unica opposizione" al governo Draghi.
Il CDX nel complesso si attesta al 47%, una percentuale che gli dovrebbe garantire la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, sia alla Camera che al Senato.
Il PD orfano di Calenda supera di poco il 22%, che sommato alle altre forze con cui ha stabilito un'alleanza elettorale totalizza un 35,8% insufficiente a impensierire il CDX.
Carlo Calenda con Azione paga il prezzo della rottura con Enrico Letta e perde i voti di +Europa (Emma Bonino). Da solo raccoglie il 3,8% che nell'ipotesi di alleanza con Matteo Renzi diventa un magro 6,7 molto al di sotto di quanto Berlusconi gli aveva credere (tra il 10 e il 15%)
Il tafazziano Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte recupera qualche consenso, pur in una caduta verticale rispetto alle precedenti elezioni e prenderebbe un 11,3% che farebbe fare salti di gioia ai superstiti di Grillo.
E' probabile però che una parte di questa ripresa di opinione svanisca dopo la scelta delle liste elettorali.
Il vero vincitore delle prossime elezioni politiche resta ancora e comunque il Partito dell'Astensione, che da solo vale oltre il 40% e che nessuno sembra ancora in grado di attrarre nel proprio campo. Sono i più colpiti dalla crisi pandemica ed economica, delusi in gran parte dai Cinque Stelle e dalle frange di sinistra ecologista e radicale.
Se la campagna elettorale confermerà lo spettacolo indecoroso fin qui fornito, il fenomeno dell'astensione diventerà la variabile dominante del 25 settembre.