Fratoianni sapeva di Soumahoro, ma decise di non sapere.
dal corriere.it:
Elena Fattori (Si) su Soumahoro: «Fratoianni sapeva tutto, lo avevo avvisato io»
di Alessandra Arachi
Parla Elena Fattori, militante di Sinistra italiana che aveva visitato la cooperativa Karibù della suocera del deputato ivoriano: «Era sporca, fatiscente, c’era la muffa, la peggiore che abbia visitato»
Un video di denuncia pubblicato due mesi fa da fanpage.it
"Donazioni e conti che non tornano: cosa c'è di vero nelle accuse dei braccianti ad Aboubakar Soumahoro"
Non sono tra coloro che hanno votato Bonelli-Fratoianni, ovvero Alleanza Verdi e Sinistra, consentendo ad Aboubakar Soumahoro di diventare un parlamentare della Repubblica.
Eppure ho provato un senso di dolorosa delusione e preoccupazione alla notizia che suocera e moglie di Soumahoro erano accusate e indagate per irregolarità nella gestione di due cooperative che "curavano" il transito e l'impiego di decine di immigrati nel Lazio.
Il personaggio Aboubakar Soumahoro non ha fatto a tempo a consolidare la sua immagine di coraggioso difensore dei diritti degli immigrati.
Dalle cronache emerge una realtà di malagestione, e forse anche di bieco sfruttamento, sulla pelle degli immigrati, compresi i bambini. Suocera e moglie incassavano i fondi (si parla di circa 65 milioni di euro negli ultimi 5 anni) elargiti dalla UE e dallo Stato italiano ma non li spendevano per pagare gli stipendi agli immigrati che si spezzavano la schiena a lavorare nei campi, o per sfamarli nei centri di accoglienza.
La famiglia di Soumahoro si è arricchita sulle disgrazie dei più deboli?
Il neo deputato ha farfugliato di non sapere, di essere vittima di una campagna di denigrazione politica, che farà chiarezza. Le stesse parole con cui gli affaristi di altri partiti si difendono quando vengono accusati di ruberie e sfruttamenti.
da ilfattoquotidiano.it
“Siamo stati accusati da Soumahoro, noi e altre organizzazioni, sindacati e associazioni, di lucrare sui campi dei migranti. Sentire questi attacchi e sapere poi dell’inchiesta sulle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera mi ha amareggiato. Il suo atteggiamento è stato per lo meno incoerente“.
A dirlo all’AdnKronos è don Andrea Pupilla, responsabile della Caritas di San Severo (Foggia), a proposito dell’attività politico-sindacale svolta negli scorsi anni in Puglia da Aboubakar Soumahoro, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra finito nella bufera per le accuse di maltrattamenti e stipendi non pagati rivolte ai suoi familiari. Il sacerdote fa riferimento in particolare ai Torretta Antonacci, uno dei maggiori ghetti di migranti del foggiano, “dove, specie negli ultimi tempi, si respira grande tensione e dove non è facile lavorare, anche grazie a lui. L’attività di Soumahoro nei campi, solo virtuale e tesa ad accendere fuochi, non l’abbiamo denunciata ora”, attacca.
E rivela: “Quando è stato candidato, ho scritto personalmente all’onorevole Fratoianni in privato, dicendogli che stavano facendo un autogol, ma naturalmente non mi ha risposto: evidentemente ha prevalso il racconto virtuale del leader di una nuova sinistra”.
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Intanto Repubblica dà voce alle denunce di sindacalisti e volontari foggiani su una vicenda risalente al Natale 2021, quando Soumahoro si recò vestito da Babbo Natale in un altro ghetto del foggiano, quello di Borgo Mezzanone, per consegnare i regali ai bambini migranti, dopo aver raccolto allo scopo 16mila euro sulla piattaforma GoFundMe. Un’iniziativa che a chi frequenta quei luoghi ogni giorno sembrò strana da subito. “A Borgo Mezzanone i bambini sono pochissimi. C’erano ben pochi giocattoli da distribuire”, dice lo stesso don Pupilla. “Davanti a fenomeni complessi non c’è bisogno di navigatori solitari, ma di risposte corali. Non serve un sindacalista che viene da fuori, urla, fa i selfie e magari costruisce una carriera politica, soprattutto quando c’è anche un po’ di incoerenza”. “Nel ghetto non ci sono bambini“, conferma Daniele Iacovelli della Flai Cgil locale. E sostiene che gli uomini un tempo vicini al parlamentare fossero gli stessi che riforniscono di braccia il sistema criminale delle campagne: “Hanno i simboli del sindacato sulle loro baracche, ma sono al tempo stesso dei caporali. Sappiamo che i soldi dei lavoratori in parte andavano ai caporali”
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I dipendenti della cooperativa Karibu denunciano stipendi non pagati per 400mila euro? “Non abbiamo soldi da dargli perché lo Stato non ci paga in tempo: tra burocrazia e Covid i fondi arrivavano anche dopo un anno e mezzo.
(…) Il mio errore è stato non licenziarli prima. Quando ci siamo accorti che gli anticipi dello Stato arrivavano troppo tardi avrei dovuto avere il coraggio di farlo, ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare”. A parlare in un’intervista a Repubblica è Marie Thérèse Mukamitsindo, suocera del neo-deputato ed ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, coinvolta in un’indagine della Procura di Latina su presunti mancati pagamenti ai lavoratori e maltrattamenti ai migranti ospiti della coop di cui è presidente.
Lei giura di non aver intascato un euro dei fondi ricevuti dallo Stato (fino a dieci milioni l’anno): “Tutto è stato speso per i rifugiati, a cui ho dedicato 21 dei miei 68 anni. Tutto è rendicontato e posso provarlo”.
Anzi, dice, “coi miei risparmi ho versato alla coop 45mila euro”. “Sono quattro anni che mia madre non ha stipendio. È un operaio dello Stato e nessuno la difende”, rilancia sua figlia, Liliane Murekatete, 45enne moglie di Soumahoro, che fino a pochi mesi fa sedeva nel consiglio di amministrazione della Karibu.
Sembra che Bonelli e Fratoianni abbiano chiesto a Soumahoro di fornire spiegazioni sullo scandalo che ruota attorno al suo nome e alla sua famiglia, ma il deputato ex sindacalista degli immigrati non è andato oltre le generiche affermazioni di rito.
E' probabile che Bonelli-Fratoianni chiederanno la "sospensione" di Soumahoro ma si tratta di una misura simbolica, e di una ammissione di impotenza, la presa d'atto di essere stati raggirati.
Bonelli-Fratoianni dovrebbero chiedere scusa agli elettori per aver gestito con superficialità la scelta di candidare Soumahoro, ma soprattutto dovrebbero ammettere che sul problema della gestione degli immigrati sul territorio italiano la sinistra, sia di opposizione che di governo, ha avuto un atteggiamento a dir poco "affaristico", ponendosi male, o mai, il problema dei centri di accoglienza, della gestione dei lavoratori immigrati, di chi e come controlla il denaro e le scelte di assegnazione ecc ecc.
C'è la percezione, se non la provata certezza, che dietro le sacrosante battaglie in difesa dei diritti degli immigrati, prima e dopo gli sbarchi, si sia creata una macchina di gestione dei flussi di esseri umani e del denaro che ruota attorno alle disgrazie degli immigrati.
Sappiamo che questo è uno dei cavalli di battaglia utilizzati dalla destra per negare i diritti degli immigrati. Ma nascondere o negare alcune evidenze non fa altro che rendere più difficile la difesa dei diritti degli immigrati e regalare altri "scandali" alla propaganda di Meloni e Salvini.
C'è una cultura politica di sinistra che tratta il problema della gestione degli immigrati con superficialità e "volontarismo", spianando la strada agli affaristi di ogni estrazione, dai "caporali" ai "commercialisti", che lucrano sulla pelle degli immigrati.
Si ha l'impressione che l'affarismo di sinistra consideri gli immigrati come la "materia prima" di un processo industriale, attorno al quale far girare business, profitti e carriere, che la solidarietà e le buone intenzioni si fermino al molo di sbarco e "tralascino" tutto quello che accadrà dopo.
Il caso scandaloso di Soumahoro ha scoperchiato il problema e sarebbe utile affrontarlo, nell'interesse degli immigrati.