La Peace 2025 a Gaza trasmessa in mondovisione per la beatificazione di Donald Trump.
Ora tutti si accorgono che è una semplice tregua tra Israele e Hamas, molto traballante, con alcuni punti certi e paesaggi di incertezza tra le macerie che ricoprono migliaia di cadaveri e la conta quotidiana dei morti ammazzati dalle IDF che continua.
La Pace Israele-Hamas assomiglia molto a quella che il Padrino mafioso impone alle cosche che si fanno la guerra. "Smettetela subito, perché sennò gli affari della famiglia vanno a rotoli, mentre invce la mia pace conviene a tutti".
Per convincere i belligeranti a fare pace il TrumPadrino usa fare sfoggio della sua forza, ma soprattutto promette alle parti, separatamente, notevoli vantaggi da tenere accuratamente nascosti.
A Gaza è stato questo il metodo usato da Trump per convincere Hamas a liberare gli ostaggi e ad accettare una "resa condizionata", garantendogli però la sopravvivenza in possibili futuri scenari.
E a rabbonire Netanyahu con l'accordo segreto che tanto avrebbe potuto continuare a prendersi quello che voleva, dopo aver placato la rabbia dell'opinione pubblica mondiale contro Israele.
Il risultato scontato della Peace 2025 a Gaza imposto da Trump è una Striscia (oggi ridotta ad un cumulo di macerie e cadaveri) divisa in due Strisce, dove entrambi i contendenti faranno quello che vogliono, ma senza infrangere l'apparenza della "pace".
E' la soluzione Corea del Sud - Corea del Nord, due paesi al posto di uno, che sono in una tregua infinita senza aver mai dichiarato finita la guerra di 70 anni fa.
Perché a Trump piace la soluzione Corea, in Ucraina come a Gaza?
Anche per l'Ucraina, con gli opportuni aggiustamenti, il boss Trumpadrino cerca di applicare una soluzione Corea, dando a Putin quello che Putin ritiene già suo e lasciando i resti a Zelensky, "perché tanto ti conviene".
Questa idea di "pace" in Ucraina era quella che Trump aveva in mente già prima di ritornare alla Casa Bianca, perché gli era stata suggerita dai consiglieri del Cremlino come la soluzione più semplice e praticabile.
Bastava far capire a Zelensky che "non aveva le carte per continuare a giocare" dal momento in cui l'America di Trump gli avesse negato le armi e il sostegno a resistere contro la Russia.
La contromossa di Zelensky, che non si è perso d'animo di fronte alle minacce mafiose, è stata quella di affidarsi in toto all'Europa, togliendo l'arma del ricatto dalle mani di Trump (e di Putin).
"Se l'America si tira fuori, la NATO e i paesi europei possono comunque garantire il sostegno all'Ucraina"
è stata la risposta di Zelensky al Padrino Trump, che di fronte alla ferma reazione del leader ucraino ha dovuto fare un passo indietro, anche sotto la pressione della componente anti-russa presente nel Partito repubblicano e nell'opinione pubblica della destra USA.
All'inizio dell'estate la semplice soluzione di Zelensky, rifiutata da Putin, prevedeva un cessate il fuoco lungo la linea del fronte, che attraversa tre della quattro regioni ucraine solo parzialmente occupate dai russi.
Trump si era adattato a questa ipotesi, che gli avrebbe comunque consentito di prendersi il merito della "pace in Ucraina", rinviando i problemi al futuro.
Per rafforzare questa ipotesi aveva fatto addirittura la voce grossa minacciando sanzioni contro la Russia e contro i paesi che commerciavano con lei.
Sanzioni che non hanno mai visto la luce, perché Putin nel mezzo dell'estate ha chiamato Trump e gli ha proposto di parlare di affari a tu per tu, come si conviene tra due boss planetari.
Trump in Alaska ha accolto il criminale russo con il tappeto rosso steso dai marines per non fargli sporcare le scarpe, in un vertice conclusosi con la strombazzata "pace in arrivo" che non si è mai vista.
24 ore dopo aver lasciato l'Alaska Putin ha ripreso a bombardare vigliaccamente l'Ucraina, e tutti hanno capito che la pace di Trump era uno squallido bluff.
Per capire le giravolte di Trump bisogna tornare indietro.
Da marzo scorso, dopo il fallito tentativo di bullizzare Zelensky alla Casa Bianca, lo schema Trump-Putin ha dovuto fare i conti con la presenza inattesa e sgradita dell'Europa, o almeno di una parte dell'Unione Europea, a sua volta suddivisa da sfumature.
La disponibilità dichiarata dall'Europa a sostituirsi agli Stati Uniti nel dare armi - comprate dagli USA - a Zelenski ha rappresentato un intralcio notevole ai piani di Putin e Trump, prima ancora che un concreto aiuto militare si realizzasse.
Trump - o i suoi consiglieri - si sono resi conto che una soluzione imposta all'Ucraina non avrebbe risolto la gran parte dei problemi ma avrebbe rappresentato un danno all'immagine, al ruolo e alle relazioni americane e di Trump.
Trump è convinto che l'Europa non abbia alcun titolo per "impicciarsi" della guerra in Ucraina, ma si rende conto che non può esplicitare fino in fondo questo pensiero a meno di non essere tacciato di sudditanza alle strategie di Putin. Trump sa anche, perchè qualcuno glielo ha spiegato, che l'imbelle Europa ha un'arma potente nei confronti della Russia che sono gli scambi commerciali e finanziari, e se l'Europa non entra negli accordi tra Russia e America per la soluzione Ucraina, e mantiene una posizione ostile e di conseguenza non revoca le sanzioni economiche verso Mosca, Putin non ne trae un grande beneficio per il suo problema numero uno rappresentato dalla difficile situazione economica russa.
L'Europa si trova nella condizione di essere poco utile sul piano militare ma importante, se non decisiva, sul piano diplomatico e commerciale.
Se l'Europa ritira il sostegno a Zelensky, l'Ucraina sarebbe costretta ad una resa immediata, dando per scontato che Trump si è già chiamato fuori.
Per questo motivo Trump non può giustificare una soluzione negoziata con Putin sulla testa di Zelensky se non convince o costringe anche gli europei e una parte del suo partito.
Per questo motivo il biscazziere alterna il muso duro alle carezze, minacce e blandizie.
La promessa dei Tomahawk era un bluff e un assist a Putin, affinché minacciasse escalation e ritorsioni che potessero giustificare un ammorbidimento della posizione di Zelensky e degli europei.
L'ultimo incontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca è stato il remake del primo a fine febbraio, perché la situazione è la stessa e così come la posizione di Trump e di Putin.
Non a caso l'annuncio del vertice a Budapest e l'esito rissoso dell'incontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca hanno ridato fiato ai falchi del Cremlino che sentono più vicina la vittoria grazie all'appoggio del boss americano.
Scrive Dmitrij Popov su mk.ru :
Il peso delle parole: Putin ha costretto Trump a umiliare Zelensky. Abbiamo ripreso il comando nel gioco del tira e molla con Trump. Ora, un paio di settimane prima dell'incontro con Putin a Budapest, sarà un po' frenato da telefonate e visite dall'Europa. Poi Putin lo riporterà di nuovo dalla nostra parte. Gli sforzi per la pace sono difficili di questi tempi, anche se si vuole solo riferire di un accordo di pace, non di stipularlo. E Trump, dopotutto, non ha bisogno di altro che di una forte dichiarazione di voler porre fine alla settima, ottava, nona guerra, o a qualsiasi altra guerra.
Il punto di approdo della tattica trumpiana dovrebbe essere il modello Gaza, con gli europei a fare la parte dei paesi arabi, Zelensky nel ruolo di Hamas e Putin in quello di Netanyahu.
Il modello Gaza non è una pace ma una fragilissima e ricattata - da ambo le parti - tregua. E soprattutto è una soluzione coreana, che oggi appare la più ovvia e "conveniente" anche per l'Ucraina ma non è scontato il modo di realizzarla, perché nei dettagli si gioca la possibilità per una parte o per l'altra di dichiararsi vincitore.
Resto sempre più convinto che Donald Trump è un pupazzo nelle mani di Vladimir Putin, il quale lo maneggia con estrema cura per non farlo apparire tale, perché altrimenti svanirebbe nel nulla il suo più grande successo politico nei confronti degli Stati Uniti e dell'Europa.
Mentre in Medio Oriente Trump può non nascondere i legami con Netanyahu, anzi se ne vanta, altrettanto non può fare nei confronti di Putin, perché il gioco sarebbe scoperto e il danno enorme.
La ricostruzione del Ft: «Trump a Zelensky: cedi il Donbass o sarai distrutto». Le indiscrezioni sulla «lite» alla Casa Bianca
Le notizie di domenica 19 ottobre sul conflitto tra Ucraina e Russia, in diretta. Il presidente ucraino: «Pronto ad andare a Budapest per l'incontro tra Trump e Putin».
Tusk: «Nessuna pressione su Zelensky sui territori»
«Nessuno di noi dovrebbe fare pressione su Zelensky quando si tratta di concessioni territoriali. Dovremmo tutti fare pressione sulla Russia affinché cessi la sua aggressione. L'appeasement non è mai stato la strada per una pace giusta e duratura». Lo scrive su X il premier polacco Donald Tusk.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato i suoi alleati ad abbandonare qualsiasi politica di pacificazione nei confronti della Russia, al ritorno dalla sua visita a Washington, dove non è riuscito a ottenere i missili Tomahawk. «L'Ucraina non concederà mai alcuna ricompensa ai terroristi per i loro crimini e contiamo sui nostri partner affinché mantengano questa posizione», ha scritto Zelensky su Telegram, invitando i suoi alleati europei e americani ad adottare «misure decisive». Zelensky ha anche chiesto un incontro «nel prossimo futuro» della Coalizione dei Volenterosi, un gruppo di Paesi principalmente europei impegnati ad aiutare l'Ucraina. «Abbiamo bisogno di posizioni comuni forti in Europa», ha sostenuto.
i.fan.
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Date Created: 20/10/2025 20:43:20