Crimini senza fine, Israele giustifica l'omicidio di Anas al-Sharif


Il giornalista Anas al-Sharif di Al Jazeera è stato ucciso a Gaza utilizzando il sistema Lavender, diventato strumento e simbolo dei crimini di Israele a Gaza e nel mondo

Anas al-Sharif e Yahya Sinwar
Anas al-Sharif e Yahya Sinwar


i fan - 12 Agosto 2025 ID: 4916


da Al Jazeera:

 

L'ultimo tweet di Al-Sharif su X, pubblicato pochi minuti prima della sua uccisione, avvertiva che l'ultimo piano di Israele per invadere Gaza rischiava di mettere a tacere le voci palestinesi nell'enclave assediata.

"Se questa follia non finisce, Gaza sarà ridotta in rovina, le voci della sua gente saranno messe a tacere, i loro volti cancellati e la storia ti ricorderà come un testimone silenzioso di un genocidio che hai scelto di non fermare", ha scritto Anas al-Sharif.

 

 

 

Anas Al-Sharif è stato ucciso per un'immagine, lo screenshot di un video che lo ritrae assieme a Yahya Sinwar il capo di Hamas, in un evento prima del 7 ottobre 2023, quando Hamas regnava su Gaza anche grazie all'appoggio interessato di Israele.


Sinwar partecipava alle manifestazioni pubbliche, cercava i bagni di folla e per i giovani ventenni come Anas al_Sharif, nati a Gaza negli anni in cui Hamas iniziava a dominarla, era normale ed eccitante incontrare un leader carismatico come Sinwar.

 

Anas voleva diventare un giornalista, una passione che lo conduceva dritto nella società palestinese frantumata vista da un'angolazione obbligata dalle circostanze imposte dal regime di Hamas e dall'oppressione di Israele.

 

Per Anas la libertà di informazione era semplice  ed evidente, perché tutto ciò che gli scorreva  davanti agli occhi dei suoi 20 anni era vero e non aspettava altro che di essere raccontato.

 

Nessuno poteva immaginare che ogni fotogramma della vita di Gaza precedente all'assalto terroristico del 7 ottobre 2023 sarebbe stato acquisito ed elaborato dal sistema Lavender, il mostro pensante dell'esercito israeliano che individua, scheda e uccide le migliaia di palestinesi di Gaza sulla base di calcoli di probabilità per classificare i sospetti miliziani o semplici simpatizzanti di Hamas o semplicemente spettatori involontari costretti a convivere in una dimensione di carcerati. 

 

Lavender scruta nel profondo di tutti gli archivi immaginabili e associa frammenti, immagini, suoni, informazioni per identificare le proprie vittime. Quando Lavender raggiunge una percentuale minima di probabilità - anche meno del 10% - di aver identificato un fiancheggiatore di Hamas lancia l'attacco con missili o droni contro i bersagli, senza curarsi del fatto che nelle vicinanze possano esserci altri individui non coinvolti da alcun sospetto. 

 

Nel caso di Anas al-Sharif, Lavender ha "pesato" le immagini casuali del passato ma soprattutto il lavoro svolto per denunciare il genocidio di Gaza, poi ha emesso la sentenza  e pur di eliminare il giornalista ha ucciso altri 5 membri dello staff di Al Jazeera.

 

L'uccisione di al-Sharif è un esempio atroce di come Israele conduce il genocidio di Gaza, dell'assoluta mancanza di qualsiasi scrupolo nel compiere crimini contro l'umanità e nel cercare di nasconderli agli occhi del mondo, cioè all'informazione libera e indipendente.

 

Israele-Lavender è il simbolo di una malvagità senza limiti, una minaccia per tutto il resto del mondo, perché è un sistema capace di identificare ed eliminare qualsiasi individuo che osi esprimere un'opinione critica nei confronti del regime di Netanyahu e dello Stato di Israele.

 

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Come tutti i palestinesi di Gaza, al-Sharif e Qreiqeh sono nati e cresciuti sotto l'occupazione israeliana. Per gran parte della loro vita, Israele ha imposto un blocco totale via terra, mare e aria sull'enclave, trasformandola di fatto in quella che le organizzazioni per i diritti umani descrivono come una prigione a cielo aperto.

 

L'assedio ha avuto ripercussioni su ogni aspetto della vita palestinese: mezzi di sussistenza, viaggi e legami familiari, e ha costretto al-Sharif e Qreiqeh a dedicare la propria vita a raccontare al mondo la lotta del loro popolo sotto la brutale occupazione israeliana.

 

Al-Sharif ha studiato media studies all'Università di Al-Aqsa a Gaza ed era noto per i suoi reportage sulla campagna militare israeliana iniziata il 7 ottobre 2023, documentandone l'impatto umanitario e civile.

 

Yaser al-Banna, un giornalista palestinese di Gaza, ha affermato che quando Israele ha ordinato all'intera popolazione di 2,2 milioni di palestinesi di fuggire verso sud – un atto che probabilmente equivale a un crimine di guerra – al-Sharif è rimasto nel nord per documentare gli eventi e le azioni dell'esercito israeliano.

...

Nell'ottobre 2024, Israele ha pubblicato affermazioni infondate secondo cui al-Sharif sarebbe stato tra i sei giornalisti palestinesi affiliati a una cellula di Hamas, affermazioni che Al Jazeera ha ripetutamente negato.

I gruppi per i diritti umani, tra cui il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), sottolineano che Israele spesso etichetta i giornalisti palestinesi come "terroristi" senza fornirne le prove.

 

Da quel momento in poi, al-Sharif capì che la sua vita era in pericolo.

 

"Tutto questo accade perché la mia copertura dei crimini dell'occupazione israeliana nella Striscia di Gaza li danneggia e danneggia la loro immagine nel mondo. Mi accusano di essere un terrorista perché l'occupazione vuole assassinarmi moralmente", ha dichiarato al CPJ a luglio.

 

Le minacce israeliane hanno reso alcuni a Gaza esitanti nel rilasciare interviste ad al-Sharif, per paura che Israele potesse uccidere lui e tutti coloro che gli stavano intorno in qualsiasi momento.

Tuttavia, la maggior parte ha elogiato il suo coraggio e ha continuato a sostenerlo mentre raccontava dall'occhio del ciclone. Al-Banna ha aggiunto che Qreiqeh ha continuato a collaborare con al-Sharif, nonostante i rischi.

 

Sapevano che entrambi avrebbero potuto morire in qualsiasi momento a causa dei bombardamenti israeliani.

...

Dal 7 ottobre Israele ha vietato l'ingresso ai giornalisti internazionali e ha ucciso circa 270 giornalisti e operatori dei media a Gaza.

 

Saleh Jafar, 28 anni, è un giornalista palestinese di Gaza che si impegna a mantenere viva la memoria dei suoi colleghi. Ha affermato che Israele sta prendendo di mira i media per impedire al mondo di vedere i suoi crimini a Gaza.

"Non possono mettere a tacere il resto di noi. Ci sono un milione di altre [voci a Gaza] come Anas, e ci sono un milione di altre [voci] come Mohammed.

“Le nostre voci e le nostre riprese continueranno a essere [trasmesse] nonostante il terrore e le minacce [israeliane]”.


 

i fan


Key1: Anas al- Sharif keywords: Anas Al-Sharif, Gaza, Israele, IDF, Netanyahu, Palestina, Al Jazeera,

Date Created: 12/08/2025 08:47:35


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