Virginia Giuffre Nobody's Girl
C'è uno scandalo di cui si parla poco dentro lo scandalo Jeffrey Epstein e del tentativo di insabbiamento, censura o manipolazione degli Epstein Files da parte della Casa Bianca di Donald Trump.
E' la scandalosa assenza di indagini serie attorno alle morti e presunti suicidi di persone coinvolte a vario titolo nella scandalosa esistenza di Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell, traffici di minorenni ridotte a schiave sessuali, vorticosi giri di denaro sporco, influenze e relazioni con uomini di potere di mezzo mondo e di ogni tendenza politica.
Oltre al protagonista suicidato Jeffrey Epstein, nell'elenco ci sono i nomi di Virginia Giuffre, Ruslana Korshunova, Jean Luc Brunel, Alfredo Rodriguez, Thomas Bowers, Efrain Reyes, Joe Recarey, Wendy Leigh, Steve Bing, tutti morti suicidi o per caso, secondo l'America di Trump, amico del pedofilo fin dagli inizi degli anni '90 del secolo scorso.
Tanti morti ma nessuna indagine che cerchi di collegarli, di trovare o negare l'esistenza di un filo comune, di eventuali piste e mandanti che possano spiegare i morti, e fare piena luce su uno scandalo di Potere che ha influenzato e ancora influenza la politica americana e mondiale.
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Virginia Giuffre
Perché si è suicidata Virginia Giuffre, a 41 anni la più celebre delle vittime dell'orco Jeffrey Epstein, trovata morta nell'aprile del 2025 in circostanze mai rese chiare e pubbliche?
Virginia Giuffre ha deciso di uscire di scena dopo aver vinto la sua battaglia contro il "principe" Andrew di Inghilterra, una dolorosa vittoria di una vita che l'aveva in parte ripagata delle sofferenze e delle violenze che avevano accompagnato la sua adolescenza e giovinezza.
Virginia Giuffre si è suicidata dopo aver completato il libro autobiografico Nobody's Girl - La mia storia di sopravvivenza in nome della giustizia
Ha avuto giustizia, Virginia Giuffre?
L'orco Epstein è stato suicidato in carcere, il violentatore viscido Andrew di Windosor ha dovuto pagarle una cifra notevole per chiudere in parte lo scandalo, Virginia aveva messo su una famiglia che poi è andata a rotoli per colpa di un altro maschio violento.
Virginia Giuffre ha dovuto combattere fin da ragazza con tra i maschi, quando il padre stalliere nella villa di Donald Trump in Florida iniziò a molestarla e poi la fece conoscere a Donald e poi arrivarono Epstein e la Maxwell che la iniziarono alla schiavitù del sesso a pagamento per i ricchi amici di Epstein, forse anche Donald Trump. il datore di lavoro di suo padre.
Virginia Giuffre aveva tutti i motivi di questo mondo per suicidarsi, ma forse nessuno, forse è stata suicidata per non parlare troppo, per non scrivere tutta la verità nella sua autobiografia.
Di maschi che l'avevano violentata da adolescente e che avevano interesse a chiuderle la bocca per sempre ce ne erano e ce ne sono ancora tanti, basta scorre le liste di Epstein. Tutta gente a cui non manca il denaro e le conoscenze per tacitare le vittime e mettersi al riparo da possibili ricatti.
Ora, con l'uscita postuma delle memorie di Virginia, completate poco prima della sua morte e scritte con la giornalista Amy Wallace, si riaprono le ombre di un sistema di potere fondato su silenzio e sfruttamento. Virginia nel memoir offre un racconto ampliato delle sue accuse di lunga data, raccontando nel dettaglio il «mondo disgustoso» di Epstein e tornando ad accusare il principe Andrea.
Sul piano delle indagini il libro di Virginia Giuffre non aggiunge particolari inediti: le accuse sono tutte incentrate sulla coppia diabolica Epstein-Maxwell e su Andrea d'Inghilterra che l'ha abusata quando era era ancora minorenne. Donald Trump compare nelle memorie diella Giuffre come unma sorta di zio buono e gentile - era il datore di lavoro di suo padre - e non ci sono accenni alle supposizioni che invece appaiono in alcuni documenti degli Epstein Files, nella email in cui Maxwell informa che Trump si sarebbe trattenuto per alcune ore con una ragazza nella casa in Florida.
Il suicidio di Virginia Giuffre - nonostante le insinuazioni del padre che dubita che la figlia possa averlo compiuto - è plausibile nel quadro di una vita strattonata fino all'ultimo anche dal marito Roberts che si rivelò violento quanto i maschi che lo avevano preceduto nela rapporto con Virginia.
Desta perplessità la mancanza di messaggi da parte di una vittima-testimone di uno dei casi più importanti della storia recente che potessero far intravedere una motivazione, un crollo, una sfida o l'ennesima profonda depressione.
Resta il dubbio che la Giuffre sia stata suicidata, o indotta al suicidio, per vendetta o per essere tacitata da parte di qualcuno dei mostri che le avevano provocato violenza da giovane.
La persona che ha vissuto più da vicino le sofferenze di Virginia Giuffre negli ultimi anni è la giornalista scrittrice Amy Wallace che ha aiutato Virginia a scrivere le sue memorie in Nobody's Girl.
Amy Wallace recentemente ha voluto ricordare Virginia Giuffre in un incontro pubblico, il cui utilissimo resoconto appare sul Sonoma Sun a firma di David Bolling.
Mentre il dramma a cascata dei fascicoli su Jeffrey Epstein si svolgeva sui titoli dei giornali e nelle trasmissioni televisive mozzafiato, un pubblico stracolmo della Sonoma Speaker Series ha potuto dare uno sguardo in prima persona alla storia della prima vittima di Epstein a essere resa pubblica.
Amy Wallace, giornalista veterana e residente a Santa Rosa, è la ghostwriter di "Nobody's Girl, A Memoir of Surviving Abuse and Fighting For Justice". È la storia di Virginia Roberts Giuffre, originaria della Florida, reclutata, violentata e sfruttata come merce sessuale per due anni da Ghislaine Maxwell e Jeffrey Epstein. In una comunità in continua crescita di vittime di tratta da parte di Maxwell ed Epstein, che si stima superi le 1.000 unità, Giuffre è stata la prima a rendere pubblica la sua straziante storia.
Giuffre non è caduta per caso tra le braccia di Jeffrey Epstein. Ha trascorso un'infanzia perduta, vittima di abusi sessuali pressoché costanti. Violentata dal padre per anni, violentata dall'amico del padre, violentata dal proprietario di un'agenzia di modelle che si faceva pubblicità per un costoso servizio di escort, che l'ha tenuta prigioniera per sei mesi prima di "darla via". Violentata da fidanzati e sconosciuti, cacciata di casa, è sorprendente che sia sopravvissuta fino all'età di 41 anni, abbia cresciuto tre figli e abbia creato una voce forte e coerente a livello internazionale contro il traffico di minori e gli abusi sessuali.
Scoperta da Maxwell quando aveva 16 anni e lavorava come ragazza-asciugamano nel resort Mar a Lago di Donald Trump, fu attirata nella villa di Epstein a Palm Beach con la promessa di essere pagata per imparare a fare massaggi e poi di offrire massaggi quotidiani a un uomo molto ricco. Maxwell era eloquente, esotica e affascinante.
Così Giuffre accettò l'offerta, andò con Maxwell, trovò Epstein nudo che aspettava su un lettino da massaggio, le fu spiegato come massaggiarlo e poi fu violentata da entrambi, con l'ordine di tornare il giorno dopo. E così ebbe inizio. Di nuovo, aveva sedici anni. Ed Epstein la passò a un numero crescente di altri uomini. A Palm Beach, in una villa di Manhattan, in un ranch nel New Mexico, su un'isola caraibica e in un appartamento a Parigi.
Durante il periodo in cui era sotto il controllo di Epstein, scrive: "È davvero impossibile dire quanti uomini ci fossero, in parte perché non li ho contati, e in parte perché le mie interazioni con molti di loro erano molto simili".
Descrive alcuni dei suoi aggressori in questo modo: "C'erano uomini anziani e uomini ancora più anziani; uomini nerd e timidi e uomini rozzi e arroganti. C'erano uomini che volevano che indossassi abiti eleganti e uomini che volevano vedermi nuda e uomini che non si accorgevano se ero vestita, purché li toccassi... Ci si aspettava che rendessi felici tutti gli uomini, anche se farlo mi rendeva infelice".
C'era anche, come ormai il mondo sa, almeno un membro della famiglia reale, nella persona dell'allora principe Andrea d'Inghilterra. Randy Andy, come era conosciuto fin dai tempi dell'università, fu smascherato come abusatore sessuale in seguito alle rivelazioni di Giuffre e a una foto di una festa ampiamente pubblicizzata che mostrava il suo braccio intorno alla vita di lei quando lei aveva 17 anni. Alla fine, e in seguito a un cospicuo risarcimento in denaro (a quanto pare contribuito in parte dalla stessa Regina Elisabetta), Andrea è stato recentemente privato di tutti i titoli reali (ma non di tutti i suoi beni di lusso o di tutte le sue risorse finanziarie).
Tra i membri dell'entourage di Epstein coinvolti in episodi di pedofilia figuravano noti avvocati, magnati dell'industria, gestori di fondi, milionari e miliardari. E, secondo il libro di Giuffre, almeno uno di loro era un primo ministro.
"Eravamo sull'isola di Epstein", scrive Giuffre, "Immediatamente fu chiaro che quest'uomo, che mi sono sforzato di descrivere negli atti legali solo come 'un noto primo ministro', non era interessato alle carezze. Voleva la violenza. Mi ha ripetutamente strangolato fino a farmi perdere conoscenza e ha provato piacere nel vedermi temere per la mia vita. Orribilmente, il primo ministro ha riso quando mi ha fatto male e si è eccitato ancora di più quando l'ho implorato di smetterla. Sono uscito dalla capanna sanguinante..."
Quando raccontò a Epstein questo orrore, implorandolo letteralmente di non farle più vedere il "primo ministro", lui liquidò le sue preoccupazioni, commentando con nonchalance: "A volte ti capiterà".
Quell'esperienza, scrive Giuffre, cambiò l'equazione della sua esperienza con Epstein. In seguito avrebbe scoperto che "a Epstein piaceva dire agli amici che le donne erano semplicemente 'un sistema di supporto vitale per una vagina'". Un livello di insensibilità che non si aspettava o che non era stata disposta a percepire.
E in seguito, Giuffre apprese che Epstein e Maxwell nutrivano un interesse ancora maggiore per la sua vagina – o più precisamente – per il suo utero. Durante uno dei tanti viaggi sull'isola di Epstein, lui si avvicinò a Giuffre con quasi tenerezza, le mise una mano sulla schiena e le disse, scrive, "Voglio che tu abbia il nostro bambino".
Maxwell intervenne: "Avresti delle tate 24 ore su 24 ad aiutarti... Jeffrey ti comprerebbe una villa... e avresti una paghetta sostanziosa". Giuffre scrive che la cifra che ricorda era di 200.000 dollari al mese.
Ma c'erano delle condizioni. Avrebbe dovuto cedere tutti i diritti legali sul bambino. E accompagnare Epstein ovunque andasse. Era tutto, scrive Giuffre, "un passo troppo lungo".
Giuffre sapeva che non avrebbe potuto accettare, e sapeva che non poteva rifiutare. Ci sarebbero state conseguenze pericolose in entrambi i casi. Così escogitò un'alternativa migliore: una fuga finanziata da Epstein. Disse ai due che voleva che mantenessero la promessa iniziale di Maxwell di insegnarle a diventare una massaggiatrice professionista. Voleva che la mandassero in una scuola di massaggi. E poi avrebbe avuto il loro bambino.
Poco prima del suo diciannovesimo compleanno, la mandarono in una prestigiosa scuola in Thailandia che le avrebbe rilasciato la qualifica in sole otto settimane. C'era, ovviamente, un problema. Epstein voleva che Giuffre reclutasse una giovane ragazza thailandese, la valutasse e poi Epstein l'avrebbe fatta volare negli Stati Uniti.
Giuffre acconsentì, sapendo che non l'avrebbe mai fatto e che non sarebbe mai tornata. E non lo fece. La sua fuga e la sua vita successiva sono una parte importante della storia, così come lo è la storia del raccontarla. Ma la cosa più importante per Giuffre, dice Amy Wallace, era lasciare un'eredità di resistenza e resilienza per combattere gli abusi che aveva subito così tanto.
Riflettendo sui quattro anni trascorsi ad assorbire, contribuire a dare forma e, in modo più critico e laborioso, a verificare ogni parte della storia di Giuffre, Amy Wallace rivela un profondo amore per il suo soggetto e un'ammirazione sconfinata per il suo coraggio.
E in risposta alla domanda ricorrente, perché non se n'è andata subito quando tutto è iniziato, Wallace spiega che all'inizio del periodo in cui Giuffre era con Epstein, lui le mostrò casualmente una foto del fratello minore Sky, le disse che sapeva dove viveva Sky e insinuò che sarebbero potute succedere cose brutte se Giuffre avesse mai compromesso Epstein.
Alla domanda, durante la presentazione della Sonoma Speaker Series, se conoscesse alcuni dei nomi dei molestatori che Giuffre aveva condiviso con l'FBI durante almeno due deposizioni, Wallace ha confermato di sì, spiegando che i nomi si trovano in una cassetta di sicurezza di una banca e che almeno una delle persone incluse nella lista ha i mezzi, la capacità e la personalità per uccidere.
E Giuffre sapeva che gli altri uomini con cui era stata vittima di tratta avevano la ricchezza e le risorse legali per legare lei e la sua famiglia a un contenzioso legale per anni. Virginia Giuffre, dice Amy Wallace, è un'eroina. Credeva che la sua storia avrebbe aiutato altre persone, voleva che fosse raccontata, e raccontata onestamente, autenticamente.
Lunedì sera, lacrime sul palco e tra il pubblico si sono riversate quando Wallace, residente a Santa Rosa, si è rivolta al pubblico dell'Hanna Center Auditorium e ha descritto i quattro anni trascorsi con Giuffre fino alla pubblicazione del libro, avvenuta a ottobre.
Giuffre si è suicidata il 25 aprile. Martedì 18 novembre, la Camera dei Rappresentanti ha finalmente approvato una petizione che costringerebbe il Dipartimento di Giustizia a pubblicare i documenti su Epstein.
La Wallace probabilmente sa molte cose oltre quelle dette e scritte.
Nella serata di ricordo per Virginia la Wallace fa capire chiaramente che Epstein era dentro un circuito di relazioni potenti e violente, capaci di uccidere e non solo di sfruttare sessualmente le vittime.
Alcuni segreti di Virginia Giuffre si troverebbero nella cassetta di sicurezza di una banca. Documenti che potrebbero svelare altri misteri della scandalosa vicenda di Jeffrey Epstein e dei suoi potenti amici.
(continua)