La fine politica dei criminali Netanyahu e Hamas è vicina?


Segnali importanti attorno a Gaza che mi fanno pensare e sperare che la fine politica e militare dei criminali Netanyahu e Hamas, responsabili dello sterminio dei palestinesi, è vicina

"La morte ha più dignità di questa vita"
"La morte ha più dignità di questa vita"


i fan - 31 Luglio 2025 ID: 4902


 - aggiornamento -

 

Sembra che Donald Trump, in una delle sue sempre più frequenti "crisi cognitive" abbia minacciato Mark Carney di applicare dazi al 50% sulle importazioni canadesi se il Canada porterà avanti il progetto di riconoscimento dello Stato di Palestina alla prossima assemblea ONU di settembre.

 

Inutile dire che si tratta di un ricatto folle, odioso, immotivato, suggerito dalle vacillanti facoltà mentali di Trump prigioniero dei ricatti di Netanyahu (Epstein Files?) e dall'isolamento crescente di Israele e USA sul dramma di Gaza.

 

Un buon motivo per Carney a proseguire assieme a Francia, Germania, Gran Bretagna, Australia, la Lega Araba e tutta l'Unione Europea sulla strada del riconoscimento di Palestina e della fine del genocidio netanista contro i gazawi.


 

Da 664 giorni "né con Hamas nè con Netanyahu" è nella testata di questo blog.

 

Una posizione che non significava equidistanza da spettatore asettico bensì il risultato di una denuncia, di un ragionamento e di una speranza.

 

La denuncia dell'oggettiva connivenza tra la strategia terrorista di Hamas e la visione criminale del regime di Netanyahu (che definisco netanista, con un evidente richiamo ai nazisti) che mira a distruggere l'idea di Palestina, deportare centinaia di migliaia di palestinesi, annettere la Striscia ad Israele creando le premesse per altri 2mila anni di guerre e sofferenze .

 

La connivenza di interessi tra Hamas e Netanyahu ha portato all'attacco terroristico del 7 ottobre 2023, 1200 ebrei massacrati e 250 presi in ostaggio, e poi ai centomila palestinesi uccisi, duecentomila "vivi ma morti", due milioni di affamati allo stremo, tutto distrutto e ridotto ad un cumulo di macerie dietro le quali Hamas e l'IDF "giocano" ancora cinicamente a farsi la guerra.

 

A Netanyahu serviva che Hamas facesse qualche azione spettacolare - senza immaginarne la dimensione - per giustificare una guerra lampo che avrebbe distratto l'opinione pubblica israeliana dai suoi processi per corruzione, consolidandone il potere.


Ad Hamas serviva un rigurgito fanatico-religioso anche a costo di numerosi "martiri" per egemonizzare il fronte anti-israeliano da Gaza allo Yemen, dall'Iran al Libano.

 

Il 7 ottobre 2023 è stato un punto d'arrivo delle vecchie strategie e l'inizio di un dramma umano, politico, morale, storico che ha cambiato e cambierà ancora di più molti dei precari equilibri con cui le diplomazie internazionali credevano di poter gestire la secolare questione palestinese.

 

Nella valanga di notizie e immagini che ci straziano ogni giorno mi sono imbattuto nel titolo di +972Magazine, una rivista di controinformazione in cui lavorano numerosi reporter israeliani:


"La morte ha più dignità di questa vita".

 

L'articolo evoca le condizioni disumane degli ebrei nei campi di sterminio nazisti, la loro lenta agonia attraverso la privazione del cibo, la morte per fame che faceva desiderare quella delle docce di gas.

 

Il sentimento che ormai attraversa tutti gli strati dell'umanità mondiale è univoco e inequivocabile. Bisogna fermare il genocidio dei palestinesi s Gaza e in Cisgiordania. Bisogna dare un riconoscimento e una speranza alla Palestina.
Bisogna che Israele sia espulso dal consesso mondiale delle nazioni fintanto che Netanyahu e la sua banda criminale non vengono espulsi dal governo dello Stato ebraico.

Bisogna che le ultime milizie del terrore di Hamas liberino gli ostaggi e accettino una resacon un lasciapassare per uscire da Gaza.


E' necessario che a Gaza il mondo intero, pur con diverse posizioni, si interponga tra l'orrore di Israele e l'orrore di Hamas per permettere l'inizio di una tregua vera e poi la costruzione di uno Stato di Palestina.

 

Un passo significativo, in parte oscurato dalle notizie della sequela di Stati che si apprestano a riconoscere lo Stato di Palestina, dopo Macron anche Starmer per la Gran Bretagna e Carney per il Canada e a breve l'Australia e la Germania, un passo significativo è rappresentato dal documento “New York Declaration in cui l'intera Lega Araba condanna la strage di Hamas del 7 ottobre e assieme all'Unione Europea e ad altri Stati individua proposte e percorsi per esortare il gruppo terroristico a rinunciare al controllo di Gaza e a liberare gli ostaggi; convincere Israele a porre fine alla guerra e ad accettare uno Stato palestinese e il "diritto al ritorno".

 

La Francia, che ha presieduto la conferenza insieme all'Arabia Saudita, ha definito la dichiarazione "storica e senza precedenti", invitando i paesi membri delle Nazioni Unite a sostenerla, e delinea "passi tangibili, vincolati a un termine e irreversibili" verso l'attuazione della soluzione dei due Stati, fermamente respinta dall'attuale governo israeliano.

 

"Per la prima volta, i paesi arabi e quelli del Medio Oriente condannano Hamas, condannano il 7 ottobre, chiedono il disarmo di Hamas, chiedono la sua esclusione dal governo palestinese ed esprimono chiaramente la loro intenzione di normalizzare le relazioni con Israele in futuro", ha affermato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot.



Sia ben chiaro: i passi diplomatici delle ultime settimane, per quanto benvenuti, sono stati tardivi nell'isolare politicamente Netanyahu con l'obiettivo di evitare lo sterminio dei palestinesi con le bombe e con la fame.

 

Non era necessario pagare un tributo così alto di vite umane e di dignità umana per accorgersi degli obiettivi criminali che Netanyahu perseguiva a Gaza e in Cisgiordania. Ma questa è un'altra storia che dovrà essere spiegata alle future generazioni.


Per ora contano i passi che il mondo, persino nella componente ebraica non incline al fanatismo religioso e pur scioccata dall'orrore dei crimini di Hamas, sta compiendo in modo sempre più veloce con un'obiettivo non dichiarabile ma evidente: creare le condizioni per la fine politica del regime di Netanyahu in Israele, da cui dipende anche la fine del regime di Hamas sulla Palestina e la ripresa di una parvenza di umanità a Gaza.

 

I sondaggi di opinione che provengono dagli Stati Uniti, e pertanto sono più importanti di altri nel resto del mondo, indicano che persino nelle comunità ebraiche americane, che rappresentano anche lobby e interessi politici notevoli, si sta diffondendo la condanna per le "operazioni" compiute a Gaza dall'esercito israeliano IDF, adeguato agli ordini di Netanyahu, Katz, Ben 'Gvir e Smotrich.

 

Il sostegno degli americani a Israele a Gaza crolla a un minimo storico, secondo un nuovo sondaggio Gallup. 
Secondo il sondaggio, la percentuale di americani che affermano di approvare la guerra di Israele a Gaza è scesa al 32%, il livello più basso dall'inizio della guerra.


Le terribili immagini dei bambini di Gaza malnutriti, affamati, morti, stanno convincendo anche gli ebrei americani che è arrivata l'ora di porre fine al regime di Netanyahu, prima che tutto crolli definitivamente e per secoli, attorno a Israele.

Persino il "faker" Donald Trump ha dovuto ammettere che le immagini devastanti dei bambini di Gaza non sono fake news (come le sue) ed è preoccupato che il sostegno della Casa Bianca a Netanyahu stia compromettendo anche il suo "indice di gradimento", che poi è quello che gli interessa di più.

Un altro segnale significativo proviene dalla competizione elettorale per il sindaco di New York, dove incredibilmente il candidato Zohran Mamdani, di fede islamica e sostenitore della Palestina, ha prima vinto le primarie democratiche battendo i candidati dell'establishment, e ora  risulta in testa nei sondaggi sul voto delle comunità ebraiche di New York, nonostante la feroce campagna denigratoria della stampa conservatrice filo israeliana.

Zohran Mamdani detiene un ampio vantaggio tra gli elettori ebrei, dominando il nuovo sondaggio per la corsa a sindaco di New York.
Il sondaggio di Zenith Research e Public Progress Solutions prevede che Mamdani avrebbe superato tutti e quattro i suoi avversari, ottenendo il 50% dei voti.


 

Non bisogna però sottovalutare le "risorse" di Netanyahu, capace di ribaltoni, furbizie, bugie, alleanze sporche, ricatti ed escalation violente.


Se ad esempio Netanyahu tentasse di fare un colpo di mano con IDF e Shin Bet per liberare gli ostaggi, e se gli riuscisse di salvarne alcuni anche a prezzo della vita di altri, potrebbe vantare un successo agli occhi dei suoi scettici sostenitori che gli darebbe forza per contrastare l'isolamento politico internazionale.

 

Netanyahu si avvale di uno slogan abusato e consunto per criticare i sempre più numerosi paesi che stanno riconoscendo lo Stato di Palestina come arma di pressione per porre fine allo sterminio. "Riconoscere lo Stato di Palestina equivale a premiare i terroristi di Hamas".

Anche la stampa israeliana conservatrice ma non estremista utilizza questa bugia per cercare di fornire argomenti all'opinione pubblica moderata e dell'establishment americano, schierato con Israele sia nella componente repubblicana che di una metà del partito democratico.

 

Ma se la prova di forza di Israele per liberare alcuni o tutti gli ostaggi dovesse concludersi in un bagno di sangue, come ha fatto capire e minacciato Hamas, Netanyahu avrebbe difficoltà interne ancora più grandi.


E' nell'indole e nella storia del criminale Netanyahu - che crede di essere il più furbo di tutti - giocare d'azzardo e rilanciare. Per consolidare il suo regime netanista ha fatto fuori tutte le personalità non allineate o indipendenti, nell'esercito come nei servizi segreti e nella magistratura.

 

Il criminale Netanyahu pensa di avere una missione divina da compiere, manifestando la classica sindrome dei dittatori che causa sofferenze e distruzioni a tutti.


Perchè Hamas non si arrende?


Hamas avrebbe dovuto e potuto negoziare da tempo una resa per cercare di salvare una parte dell'organizzazione, per non coinvolgere gli abitanti inermi di Gaza nel massacro e dare pretesti agli israeliani. Hamas si è illusa della protezione militare e geopolitica di Iran e Russia e si ritrova adesso con margini sempre più ridotti di trattativa.

Hamas ha tutto l'interesse ad acuire la crisi alimentare per la popolazione di Gaza perché si rende conto che è un'arma di pressione incredibile. Hamas gioca con cinismo sulla vita dei gazawi, come Netanyahu.

 

La via per rompere la spirale potrebbe essere quella che si intravede dietro il fronte tra Lega Araba e Unione Europea, con altri partner rilevanti come Canada e Australia. Per questo Netanyahu spara a zero contro questi paesi.


 


(continua)

 


 

i fan


Key1: Fame a Gaza keywords: Genocidio Gaza, Netanyahu, Israele, Hamas, Palestina, fame a Gaza, Trump, Carney,

Date Created: 31/07/2025 08:17:10


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