Mikalai Statkevich fa era un nome quasi sconosciuto o dimenticato, come accade agli oppositori dei regimi totalitari in tutti i paesi del mondo dopo aver trascorso decenni in prigionia o isolamento.
Pochi giorni fa il nome di Mikalai Statkevich è tornato potentemente alla ribalta, sia in Bielorussia, paese di origine, che nei circuiti mediatici internazionali, per aver rifiutato la apparente liberazione offerta dal dittatore Lukashenko - il vassallo di Putin - con una "transazione" commerciale proposta da Donald Trump.: "Tu liberi, come gesto di buona volontà, qualche decina di oppositori imprigionati nelle tue carceri ed io revoco un pò di sanzioni economiche verso aziende ed esponenti del regime di Bielorussia".
La "transazione" è andata in porto - con la fine delle sanzioni verso la compagnia aerea bielorussa Belavia - e tra i 52 detenuti trasportati in autobus dalla polizia bielorussa oltre il confine della Lituania per essere liberati c'era anche Mikalai Statkevich, invecchiato e provato dagli anni di carcere duro.
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da euronews.com
Nell'ambito di un accordo mediato dagli Stati Uniti, che hanno revocato alcune sanzioni alla compagnia aerea nazionale bielorussa Belavia, Minsk ha rilasciato giovedì scorso 52 prigionieri.
Quando l'autobus che portava il gruppo dalla Bielorussia alla Lituania è entrato nella terra di nessuno tra i due Paesi, il 69enne dissidente veterano Statkevich avrebbe premuto un pulsante di emergenza e sarebbe uscito dall'autobus, rifiutando di essere costretto all'esilio dal suo Paese natale.
È stato identificato, vestito con la sua uniforme da carcerato, seduto nella "zona neutrale" tra i due confini di Stato in un'immagine a circuito chiuso diffusa da uno dei rari giornali di opposizione bielorussi Nasha Niva.
Poche ore dopo, ha fatto ritorno in Bielorussia accompagnato da alcuni soldati bielorussi, anche se camminava da solo, secondo il servizio di guardia di frontiera della Lituania.
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Mikalai Statkevich si è rifiutato di essere deportato in Lituania in cambio di una libertà senza patria.
Mikalai Statkevich è stato riarrestato e trasferito in un carcere ignoto della Bielorussia, era di nuovo un oppositore in un carcere di Lukashenko, esprimendo il desiderio di continuare a lottare per la libertà del suo paese piuttosto che svolgere un'anonima vita in esilio.
Una scelta simile a quella di molti altri oppositori del regime putiniano, di cui il più famoso Navalny, tornato in Russia dopo essere stato avvelenato e curato in Germania, è stato ucciso in carcere per ordine di Putin perché i simboli di chi lotta nel suo Paese per la libertà sono più pericolosi di un esiliato che parla in apparente libertà.
Mikalai Statkevich è un patriota bielorusso che ci dà coraggio, e non solo agli oppositori dei regimi della Grande Russia dello zar criminale Putin, ma anche ai popoli lontani e oppressi in altre regioni del mondo.
Penso ai palestinesi di Gaza e Cisgiordania, che il regime fanatico di Netanyahu vorrebbe deportare in altri paesi nell'illusione di potersi liberare per sempre della Questione Palestinese.
Cinque milioni di esseri umani incarcerati nella loro stessa terra rifiutano di essere "liberati" e deportati in Sudan, in Libia, in Somalia, in Egitto e privati della loro patria, la Palestina, su cui qualche avido criminale vorrebbe edificare resort di lusso per i ricchi israeliani.
Sono cinque milioni di Mikalai Statkevich che non si rassegnano pur essendo oggetto ogni giorno di crimini atroci, di fame e di esecuzioni di massa, genocidio, straziati dalla morte dei propri bambini, ridotti a zombi che si spostano tra una fossa comune ed un'altra, forse quella definitiva.
Mikalai Statkevich, oppositore di Lukashenko da 30 anni, ha dato senso e dignità anche alla loro lotta, alla lotta dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania.
Il Potere del Rifiuto
Il Potere del Rifiuto è il titolo della testimonianza di Iryna Khalip sulla scelta di Mikalai Statkevich, scritta per Novaya Gazeta Europa.
Statkevich ha sempre affermato che non avrebbe mai lasciato la Bielorussia.
Al suo arrivo alla stazione ferroviaria di Minsk, dopo il suo rilascio dal carcere nel 2015, disse alla folla che si era radunata per accoglierlo: "Non andrò da nessun'altra parte. Renderemo questo Paese normale e libero". Alla domanda se avesse intenzione di tornare in politica, rispose: "Non chiamerei politica quello che sta succedendo. Sto tornando alla lotta".
Non dovrebbe quindi sorprendere che, quando la scorsa settimana il trasporto dei prigionieri si è fermato in una terra di nessuno, Mikalai abbia semplicemente forzato la porta dell'autobus e sia tornato a piedi in Bielorussia, dicendo a un amico: "Solo io decido come condurre la mia vita. Chi è Lukashenko per dirmi dove dovrei vivere? La Bielorussia è il mio Paese e io rimango qui".
i. fan.
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Date Created: 19/09/2025 15:44:00