Oggi in molti paesi europei il bollettino quotidiano che da quattro mesi e' il barometro delle speranze o delle depressioni collettive segnava tempo buono, ma incerto. Come nelle primavere di tanti anni fa, quando le stagioni rispettavano il loro turno, e il Sole si alternava a qualche rovescio. In quasi tutta Europa, in lungo e in largo, l'isolamento che da quasi tre mesi attanaglia le vite di centinaia di milioni di persone e' finito. Le strade delle capitali da Roma a Londra a Parigi a Berlino, Madrid Atene Vienna Amsterdam ecc ecc sono tornate a rianimarsi, di poco e con vincoli e incertezze ma con la sensazione che il coronavirus non fa piu' paura a nessuno, la preoccupazione ora e' la crisi economica, la prospettiva buia che l'epidemia se ne andra' lasciando cumuli di macerie sociali, tanto grandi che nessuno ora si azzarda a quantificare. L'euforia da ripartenza che aleggia in Europa, pur se comprensibile, pero' ha lo sguardo corto, per due motivi. Primo, c'e' il rischio di ondate di ritorno o di riattivazione di focolai che sembravano spenti. Le cronache sono piene di casi di contagi scaturiti da un allentamento delle misure di prevenzione. Basta una serata al pub con un infetto, o un funerale con troppe condoglianze ravvicinate o un viaggio in metropolitana o una passeggiata in un vicolo di Bergamo Alta. C'e' poco da stare allegri quando in tutta Europa ci sono ancora decine di migliaia di persone ammalate, in bilico tra la vita e la morte e altre decine di migliaia in quarantena forzata. Siamo euforici non perche' il pericolo sia davvero scomparso ma solo perche' ci sembra piu' familiare, piu' trattabile. Lo abbiamo di nuovo ridotto al rango di un'influenza con cui convivere. Gli scienziati che ammoniscono sul rischio di nuove ondate fornendo evidenze scientifiche indiscutibili hanno perso in partenza. Il virus non mi infettera' e se pure dovesse farlo, ora ci sono medicine e a breve anche un vaccino ... la paura collettiva di tre mesi fa si sta trasformando in azzardo collettivo. Nel nome dell'economia, ma non solo. Secondo, se l'Europa, dopo la Cina, esce dal tunnel del coronavirus, gran parte del resto del Mondo ancora c'e' dentro o addirittura all'inizio, e questo significa che il rischio di essere aggrediti dall'esterno e' alto e incontrollabile se si allentano le misure di prevenzione. Gli Stati Uniti, che per l'Europa rappresentano un'area fondamentale di scambio umano e commerciale, sono appena arrivati al picco della curva, con 1,5 milioni di contagiati accertati e oltre 90mila morti. Per i prossimi tre mesi si prevedono altri 30-40mila morti e una andamento dell'epidemia asincrono tra gli stati della federazione, e un presidente che continuera' a dire idiozie da campagna elettorale. Il Brasile si avvia ad occupare la terza posizione nella triste classifica dei contagi, oltre 250mila, e un numero di morti 17mila che e' ancora nella fase ascendente della curva. Bolsonaro ha licenziato due ministri della salute in un mese e incita alla riapertura di tutte le attivita' economiche e all'abolizione delle misure di distanziamento e protezione. Sara' un'ecatombe, ed una minaccia per il resto del Mondo. La Russia di Putin, 300mila contagi ma solo 3mila morti ufficiali, sarebbe ancora molto lontana da una fase2, anche se il boss ha chiesto di riaprire da subito. Tanto i numeri li manipola direttamente senza intermediari. Il grande rischio della grande India resta ancora sotto traccia - 100mila contagi e 3mila morti. Il tentativo di porre fine al rigido lockdown e' stato rinviato di un paio di settimane. C'e' il timore piu' che fondato che il coronavirus in India sia ancora all'inizio della fase 1, e che la curva possa impennarsi improvvisamente in una paese con 1,3 miliardi di abitanti e centinaia di milioni di poveri, con un sistema sanitario non in grado di affrontare un'emergenza anche parziale e un tasso di mobilita' interno incontrollabile nel tempo. Se l'India starnutisce, sara' difficile contenere le goccioline con il coronavirus nei suoi confini, senza attaccare il sud est asiatico da un lato e l'Africa dall'altro. Il continente africano e' l'altra grande incognita della pandemia. C'e' molta preoccupazione in Sud Africa dove, con l'entrate dell'autunno, solo negli ultimi giorni l'epidemia sta iniziando ad avere una crescita esponenziale. Piu' passa il tempo e piu' ci si rende conto del criminale errore commesso dal WHO-OMS - su pressione della Cina - nel non dichiarare subito la pandemia di SARS-CoV-2. Ora che le microscopiche palline hanno invaso il mondo, per quanto tempo continueranno a rimbalzarsi da un continente all'altro con il rischio di ricominciare la giostra dell'epidemia? In Europa festeggiamo la fase2, e pensiamo di aver pagato gia' tutto il drammatico prezzo in vite umane e disastro economico, ma meta' del Pianeta e' ancora nella fase 1 e mezzo.