Il Miracolo di Silvio, resuscitare e salire al Colle del Quirinale, è stato bruciato dal "fuoco amico" della Lega e dei meloniani.
Oppure, dirà lui, è stato vittima di una vasta campagna, anche internazionale, contro la sua persona, il suo osceno passato. Un vero e proprio golpe come fu nel 2011.
I Poteri Forti hanno memoria lunga mentre quella di Berlusconi viene erosa dall'inevitabile logorio del tempo.
Ma pare che anche il genero del suo fidato Verdini, tale Matteo Salvini della Lega, si sia associato all'iniziativa dei poteri forti. "Quoque tu Brute fili mi", avrebbe detto il Verdini affacciandosi dall'eremo in cui è costretto all'arresto domiciliare.
Eliminato l'ostacolo Berlusconi, Matteo Salvini annuncia che ha un nuovo candidato/a del centrodestra.
La Maria Elisabetta Alberti Casellati dal Senato che gli sta tanto simpatica o l'austero retore Marcello Pera, senza escludere Donna Letizia Moratti e il catto-dandy Pierfy Casini?
In queste ore il nome più accreditato, forse per poterlo far fuori subito, è quello dell'ex ministro degli esteri Franco Frattini, un tempo al servizio di Berlusconi, offerto sottobanco da Salvini agli ambasciatori di Enrico Letta.
Frattini è la nuova offerta di Salvini a Enrico Letta
Frattini, da anni fuori dalla mischia dei partiti e dai pettegolezzi, da poco nominato Presidente del Consiglio di Stato, non dispiace ad una parte dei 5Stelle ala Di Maio, ma non riscuote abbastanza consensi nel PD, che invece punta ad un nome suo prima di valutare quello degli altri.
A Enrico Letta però non sfugge il piccolo particolare che la consistenza numerica del PD tra i Grandi Elettori è inferiore a quella del M5S e Lega, a causa della pesante eredità di Matteo Renzi, e quindi é consapevole di non poter accampare troppe pretese.
Inoltre l'ipotesi della candidatura di Franco Frattini sarebbe gradita anche al M5S ala Giuseppe Conte, che non vede l'ora di ricambiare il (s)favore a Mario Draghi.
Nel dubbio, Letta Conte e Speranza decidono di incontrarsi tanto per far vedere che anche loro ci sono e si incontrano.
Una candidatura di Frattini spiazza Mario Draghi
Per Mario Draghi, è bene ricordarlo, l'elezione a Presidente della Repubblica è diventata una questione di vita o di morte, una sorta di Lascia o Raddoppia.
Se Draghi non va al Quirinale, nella primavera del 2023, se non addirittura prima, la sua uscita di scena è segnata.
Dopo le prossime elezioni politiche, chiunque le vinca, Mario Draghi va a fare davvero il nonno oppure dovrà aspettare che nel 2024 si liberi il posto di Ursula von der Leyen a Bruxelles.
C'è addirittura la possibilità che una volta eletto il nuovo Presidente della Repubblica, Matteo Renzi dia il benservito a Mario Draghi facendone cadere il governo e si allei con il centrodestra per un governo di fine legislatura, ovvero come prendersi tutta la montagna di denaro del PNRR, utile per la prossima campagna elettorale.
Forse è questo che Mario Draghi è andato a raccontare a Sergio Mattarella.
Il rischio concreto che dopo il voto per il Quirinale si apra una crisi di governo. E' l'ultima arma che il banchiere ha per convincere il Presidente uscente a rimanere ancora per due anni, in modo da far terminare la legislatura con il governo bulgaro, gestire i fondi del PNRR e le relazioni di potere che ne conseguono e proporsi come imbattibile successore al Colle grazie ai nuovi equilibri del 2023.
In subordine, se Mattarella confermerà l'intenzione di non riproporsi nel ruolo, Draghi gli ha chiesto di valutare l'ipotesi di un rinvio di tre mesi causa Covid, la stessa domanda che ha posto a Roberto Fico.
Se Omicron gli da una mano e tra una settimana i contagiati fossero oltre 300 mila, i morti più di 500, l'ipotesi del rinvio potrebbe diventare percorribile.
Tre mesi in più per Mario Draghi sarebbero utili a spingere un pò di più la sua candidatura, aumentando la varietà di frutta e verdura in vendita sul suo banco per convincere i Grandi Elettori ad eleggerlo.