Poche ore dopo che il "meraviglioso Martello di Mezzanotte" si era aggiunto al "Leone Sorgente" per distruggere il programma nucleare iraniano si era già intuito che si trattava di una spettacolare e truffaldina messinscena.
Le foto del sito di Fordow in Iran scattate pochi giorni prima che arrivassero i B2 americani con le bunker-buster esaltate da Trump mostravano la lunga coda di Tir che si portavano via, integre, le centinaia di centrifughe per la produzione di uranio arricchito e qualche quintale del prezioso e micidiale materiale necessario per costruire bombe atomiche.
In realtà il Martello di Trump ha fatto tanta polvere e fumo ma non ha battuto un chiodo, e l'aspetto più scandaloso è che il biscazziere sapeva che gli iraniani avevano già messo al sicuro gli arnesi più importanti del programma nucleare, ma a Trump interessava ben poco, perché il suo obiettivo era quello di apparire come vincitore e protagonista, raccontando fake news agli americani e al resto del mondo.
Non contento della sceneggiata del Martello di Mezzanotte, Trump si è messo d'accordo con il regime iraniano per concedergli l'onore della presunta vendetta con il lancio di missili-petardo contro la base americana in Qatar.
Nessuno ha creduto che fossero veri, ma è servito a preparare la fake news successiva da parte del regime trumpiano, cioè quella della tregua tra Israele e Iran, condita con la solita sceneggiata di volgarità e autoesaltazione.
Anche nel caso della tregua che pone fine alla guerra dei 12 giorni, con lancio finale da parte sia di Israele che di Iran di armi vere che hanno provocato morti veri, prevale l'aspetto truffaldino, per far credere al mondo che Israele e Iran siano stati spinti alla pace da Trump.
La verità è ben altra, e inizia a circolare negli ambienti giornalistici e diplomatici.
Netanyahu dopo 10 giorni di bombardamenti e ammazzamenti di generali in Iran aveva esaurito i compiti possibili e realizzabili, essendogli sfuggiti i 2 obiettivi principali: uccidere Khamenei e distruggere davvero le scorte e gli impianti nucleari iraniani, ormai messi al sicuro in località segrete anche al Mossad.
Sperare in un cambio di regime a Tehran era altrettanto illusorio, per assenza di alternative e perché sotto le bombe israeliane il regime sanguinario degli ayatollah può far dimenticare i suoi crimini, quindi a Netanyahu serviva una via di uscita dall'operazione Leone Sorgente che gli facesse comodo anche all'interno di Israele.
Continuare a bombardare a 2000 chilometri di distanza avrebbe significato rischiare di trasformare quella che tutti percepivano come la vittoria di Netanyahu in una guerra paludosa e costosa, capovolgendo il successo in sconfitta.
Donald & Bibi hanno escogitato la via di uscita a cui anche il regime di Khamenei ha trovato conveniente accodarsi.
Trump bombarda simbolicamente i siti nucleari iraniani, nel frattempo svuotati, in cambio dell'impegno a concedere subito una tregua.
Il biscazziere si prende entrambi i meriti, sia delle bombe che della pace, due piccioni con una fava, e tutto il mondo applaude.
Questa è la truffa mediorientale sancita anche dalle informazioni di intelligence internazionali.
Qualcuno dall'interno dell'agenzia di intelligence del Pentagono ha fatto circolare la notizia che il programma nucleare iraniano non era stato affatto distrutto dal Martello di Trump ma tuttalpiù era stati arrecati danni che avrebbero ritardato di qualche mese la messa in opera della bomba atomica iraniana. La notizia è stata subito attaccata e i servizi insultati da Trump, per averlo contraddetto pur dicendo la verità.
Nessuno deve osare di contraddirlo, nessuno.
L'FBI ha avviato un'indagine sulle modalità di diffusione di una valutazione preliminare di intelligence sui recenti attacchi militari statunitensi contro gli impianti nucleari in Iran.
Intervenendo al vertice NATO all'Aia, Hegseth ha confermato che "le informazioni trapelate erano destinate a scopi interni", sottolineando che gestire tali fughe di notizie è una priorità per la sicurezza.
L'inchiesta nasce in un contesto di crescenti interrogativi sulla tempistica, l'accuratezza e l'uso politico della valutazione di intelligence, in particolare dopo che il Pentagono e la Casa Bianca hanno espresso pareri divergenti sull'esito dell'operazione militare.
Una disputa interna all'amministrazione statunitense.
La valutazione di intelligence trapelata indica che gli attacchi aerei statunitensi contro tre impianti nucleari iraniani (Natanz, Fordow e Isfahan) hanno causato danni limitati e hanno ritardato le ambizioni nucleari dell'Iran solo di "pochi mesi".
Secondo il rapporto pubblicato dalla Defense Intelligence Agency (DIA), l'Iran aveva iniziato a evacuare le attrezzature sensibili prima di effettuare gli attacchi, riducendone l'efficacia. Le immagini satellitari hanno inoltre mostrato che le strutture sotterranee – dove sono immagazzinate e utilizzate le centrifughe – non hanno subito danni significativi.
La valutazione ha suscitato polemiche negli ambienti politici, in particolare con l'affermazione del presidente Trump secondo cui l'operazione avrebbe rappresentato la "distruzione totale della capacità nucleare dell'Iran", un'affermazione contraddetta da informazioni trapelate.
Reazioni di rabbia al Congresso.
Dopo l'annullamento di un briefing di intelligence programmato per discutere i dettagli dell'operazione militare in Iran, il Congresso degli Stati Uniti ha assistito a un'ondata di rabbia. I membri democratici, tra cui il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, hanno accusato l'amministrazione statunitense di aver nascosto informazioni al potere legislativo, chiedendo audizioni urgenti e una revisione del War Powers Act.
La Casa Bianca, tuttavia, ha rifiutato di commentare il contenuto delle fughe di notizie; la portavoce Caroline Levitt ha descritto la valutazione trapelata come "non ufficiale e non definitiva", nel tentativo di minimizzarne l'impatto.
Sul piano pratico il regime iraniano esce paradossalmente rafforzato e pronto a mietere altre vittime tra gli oppositori.
Khamenei ha già nominato i suoi successori e può ritirarsi per concludere la vecchiaia da eroe.
Il programma nucleare iraniano potrà riprendere e puntare a realizzare le prime bombe atomiche entro la metà del prossimo anno.
Il vero uomo forte di Tehran, chissà come sfuggito agli attacchi mirati del Mossad, è il capo dell'agenzia atomica iraniana AEOI (Atomic Energy Organization of Iran) Mohammad Eslami, che alla televisione di Stato ha dichiarato: "sono stati preparati in anticipo i piani per la ripartenza degli impianti e sono state adottate misure per garantire la continuità della produzione".
"Nonostante le malvagie cospirazioni dei suoi nemici", ha affermato l'AEOI, "questa organizzazione non permetterà che venga fermato il percorso di sviluppo di questa industria nazionale".
Tra i danni collaterali provocati dalla guerra Israele Iran c'è anche la credibilità dell'Agenzia Nucleare Internazionale e del suo capo Raphael Grossi. Gli iraniani speravano che il boss dell'AIEA convincesse Trump a non attaccare gli impianti ed invece hanno dovuto constatare che avrebbero fatto meglio a non affidarsi all'AIEA, come fa la Corea del Nord che sviluppa indisturbata il proprio programma nucleare. C'è il sospetto più che fondato che molti tecnici dell'AIEA abbiano fornito a Israele le informazioni necessarie per colpire siti nucleari e scienziati iraniani.
Dopo le bombe giunte in ritardo a Fordow, i missili-patacca sul Qatar e la finta tregua Israele-Iran, lo sceriffo da baraccone del Far West si è rimesso le pistole alla cintola e si è seduto al tavolo da poker, dove recita la parte del baro a cui nessuno ha il coraggio di opporsi, per orchestrare un'altra messinscena, magari ai danni dell'Ucraina.
Trump si è presentato alla riunione della NATO per ricevere applausi e "kiss my ass", da Rutte a Meloni, da Starmer a Mez.
Le conseguenze della sceneggiata in Medio Oriente sono gravi e preoccupanti, non solo perché ci sono di mezzo vite umane spazzate via e simboli di morte e distruzione che si aggiungono a quelli già visti a Gaza e in Ucraina.
Chi plaude all'azione di Trump, valutandone gli aspetti tattico-militari, sottovaluta o ignora il pericolo strategico che si sta creando con le nuove "regole" del gioco d'azzardo e dell'imbroglio continuo introdotte a piene mani dall'amministrazione americana in quadro geopolitico già deteriorato e contrassegnato da regimi autoritari sempre più numerosi e minacciosi.
Trump è a suo agio nel Far West in cui recita allo stesso tempo la parte dello sceriffo e del baro imbroglione. La sua unica regola è "kiss my ass".
Chi si illude che finito il secondo mandato del biscazziere tutto tornerà a posto come prima si illude.
Il trumpismo ormai è radicato e diffuso, oltre Trump, altri sceriffi e altri imbroglioni e criminali prenderanno l'esempio da quelli di oggi.
Poi, quasi sempre finisce solo in tragedia per i più deboli o normali disgraziati.
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Date Created: 25/06/2025 14:32:09