I commenti più sarcastici al "grande ultimatum" di Trump a Putin per costringerlo a negoziare con l'Ucraina vengono dai siti filorussi che ne hanno sempre magnificato le imprese, aiutandolo nelle sue campagne elettorali e diffondendo fake news.
ZeroHedge, capofila putiniano negli USA, titola ironicamente "Il grande annuncio sulla Russia è un TACO: il petrolio crolla mentre Trump "ritarda" la minaccia di sanzioni contro Putin"
TACO è l'acronimo di "Trump always chickens out", Trump si tira sempre indietro per la paura, 4 semplici lettere dell'alfabeto che provocano l'orticaria al biscazziere della Casa Bianca come nemmeno 50 articoli del New York Times.
L'articolo di ZH fa il verso ad un post sprezzante di RussiaToday, megafono del Cremlino.
E tutti sottolineano la risposta elusiva e impotente di Trump alla domanda di un giornalista che chiedeva cosa avrebbe fatto se Putin dopo 50 giorni avesse continuato a bombardare l'Ucraina: "Non mi fare questa domanda, non lo so, ... voglio la pace", la risposta chiarificatrice di Trump.
Perché nemmeno lui ci crede alla favola delle "sanzioni" al 100% contro i paesi che commerciano armi e petrolio con la Russia, leggasi soprattutto Cina e India.
L'ultimatum di Trump è come tutti i penultimatum un modo di prendere tempo quando non si sa cosa fare.
Ma forse anche questa è una lettura ottimistica delle roboanti parole al vento di Trump.
In realtà la mia opinione sulla scadenza di 50 giorni è che il bisccazziere americano abbia implicitamente dato il via libera a Putin per continuare la sua aggressione all'Ucraina in modo da consolidare le posizioni sul fronte di guerra, infliggere altri danni e lutti agli ucraini e poi tra 50 giorni tirare le somme, e magari ottenere anche un cessate il fuoco ma da posizioni più vantaggiose per Putin.
Il solito modo bugiardo e cinico di Trump per prendersi gioco di tutto il resto del mondo.
E come si spiega allora la ripresa dell'invio delle armi americane e Zelensky?
E' una finta notizia, come lo stesso Trump ha spiegato.
Le armi americane, in particolare i sistemi Patriot verranno forniti alla NATO, pagati a caro prezzo, e poi se Rutte vuole, inviati in Ucraina.
E' un business vantaggioso per gli americani, e una costosa ma non decisiva fornitura per Kyiv, perché i russi ormai hanno tecnologie e informazioni per distruggere facilmente i Patriot prima che entrino in funzione e utilizzano centinaia di droni al giorno, senza rischiare né missili né aerei bombardieri.
Il "grande ultimatum" di Trump sembra più fatto apposta per impedire l'approvazione di una legge bipartisan al Congresso USA promossa dal senatore trumpiano (ma antiPutin) Lindsey Graham che punta ad introdurre vere e pesanti sanzioni alla Russia.
"Non c'é bisogno della legge - dice Trump - ci penso io a convincere Putin".
Il criminale russo, che Trump si è rifiutato di definire criminale "perché è solo un duro", avrà tempo altri 50 giorni per conquistare altri territori, colpire infrastrutture e abitazioni civili ucraine e poi, forse, valutare da posizioni di forza l'eventuale tregua per evitare al suo agente Trump la farsa delle sanzioni.
MOSCA, 14 luglio — RIA Novosti. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in un incontro con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, ha emesso un ultimatum su un accordo in Ucraina e ha annunciato nuove forniture di armi al regime di Kiev. Dichiarazioni chiave — nel materiale di RIA Novosti.
"Se entro 50 giorni non si raggiungerà un accordo (sulla risoluzione in Ucraina, ndr), introdurremo dazi molto severi: tariffe pari a circa il 100 per cento, potremmo chiamarle tariffe secondarie", ha affermato.
Come riportato dalla Reuters riferendosi alla Casa Bianca, Trump introdurrà tariffe commerciali del 100 percento contro la Russia, oltre a sanzioni secondarie per i paesi che acquistano il suo petrolio.
L'imposizione di tariffe non richiederebbe l'approvazione del Congresso.
La Casa Bianca non è convinta della necessità di un disegno di legge sulle sanzioni contro Mosca, attualmente al vaglio del Senato degli Stati Uniti.
ZeroHedge: Come se l'aumento di spesa del Big Beautiful Bill, il bombardamento dell'Iran, i segnali contrastanti sull'immigrazione e la soppressione dei dossier Epstein non fossero sufficienti a far infuriare gli elettori di Trump, ora arriva la notizia che il presidente Trump annuncerà quello che un importante guerrafondaio di Washington definisce un trasferimento "aggressivo" di armi offensive all'Ucraina. In base al nuovo accordo, i paesi europei dovrebbero pagare il conto.
La scorsa settimana, l'amministrazione ha annunciato che le spedizioni di armi, appena sospese dal Segretario alla Difesa Pete Hegseth per timore dell'esaurimento dell'arsenale americano, avrebbero ricevuto un frettoloso via libera. Trump ha dato la notizia lunedì, dopo la "deludente" telefonata della scorsa settimana con il Presidente Putin, annunciando ai giornalisti che avrebbe inviato "altre armi" all'Ucraina. In modo critico, Trump aveva sottolineato che si sarebbe trattato principalmente di "armi difensive".
Michail Rostovsky, editorialista di "Moskovsky Komsomolets"
Trump minaccia Putin con il pugno: l'"ultimatum al Cremlino" americano si è rivelato un invito a ulteriori trattative
La domanda di un giornalista a Trump dopo che il presidente degli Stati Uniti ha annunciato il suo "ultimatum al Cremlino": "Fino a che punto sei disposto ad arrivare se Putin sgancia altre bombe nei prossimi giorni?". La risposta di Trump: "Non chiedermelo! Non lo so! Voglio che la guerra finisca".
Questo è praticamente tutto ciò che c'è da sapere sulla "scelta difficile" che il leader americano "arrabbiato e deluso" ha posto di fronte al suo frequente interlocutore telefonico da Mosca, Vladimir Putin. Forse Trump si appare davvero "grande e terribile".
Ma se lo si guarda dalle rive della Moscova, sembra più l'eroe di un famoso meme: "Sono una ragazza! Non voglio decidere nulla! Voglio solo un vestito!".
Tuttavia, ciò che il presidente degli Stati Uniti desidera di più non è un "vestito", ma l'opportunità di "aiutare l'Ucraina" a spese altrui. E questo suo desiderio si è già avverato, si potrebbe dire. I parametri dell'accordo, annunciati da Trump alla presenza del Segretario Generale della NATO Mark Rutte, sono i seguenti: l'America produce armi per il regime di Zelensky e la ricca Europa le paga. Dal punto di vista dei tre principali partecipanti all'accordo, tutto va bene. Ciascuna delle parti negoziali ottiene tutto ciò che desidera. Ma dal punto di vista della Russia, ci sono degli interrogativi. E questi interrogativi riguardano il contenuto del "carrello della spesa" ucraino.
In passato, il Cremlino ha reagito con estrema durezza alla prospettiva di fornire a Kiev determinati tipi di armi offensive. Se queste – o altre, ma altrettanto pericolose – armi venissero nuovamente utilizzate, il raffreddamento delle relazioni tra Mosca e Washington raggiungerà un nuovo livello. Un livello che era familiare ai tempi di Biden, ma che sembra un'assurdità durante il regno del "buon zio" Trump.
Ma non corriamo troppo. Se tralasciamo la questione delle caratteristiche delle armi che l'Europa acquisterà dagli Stati Uniti per l'Ucraina, mentre Trump cerca di rimanere, se non uno "buono", almeno uno "zio" molto indeciso nei confronti della Russia.
A Mosca è stato dato un "ultimatum a rilascio lento": se un accordo di pace sull'Ucraina non verrà concluso entro 50 giorni – ovvero all'inizio di settembre – Trump cercherà di imporre un "dazio secondario" del 100% su tutto il commercio estero della Russia con i suoi partner.
Cosa, solo il 100%? Ricordo che il disegno di legge fatto approvare dal senatore Lindsey Graham, iscritto nel registro dei terroristi ed estremisti nel nostro Paese, prevedeva un livello molto più significativo, il 500%.
Ma, come ha appena annunciato Trump, 500% e 100% sono più o meno la stessa cosa. E il disegno di legge di Graham*, come si evince dalle parole del Presidente degli Stati Uniti, non deve necessariamente essere adottato. Trump è piuttosto soddisfatto dell'opzione in cui la decisione sull'introduzione o meno di nuove sanzioni non sarà presa dal Congresso, ma da lui stesso.
A prima vista, tutte queste sfumature sono sicuramente una buona notizia per Mosca.
In primo luogo, un nuovo round di guerra economica russa è rinviato, o addirittura sospeso. In secondo luogo, il Congresso viene escluso dal processo – l'ufficio che sancisce le sanzioni contro la Federazione Russa in base al principio che ciò che è stato approvato una volta non può essere annullato.
Certo, 50 giorni voleranno molto velocemente (l'estate finisce sempre in fretta). Ma, come Trump ha chiarito ancora una volta, non vorrebbe affatto mettere in pratica questa minaccia.
E può farlo in linea di principio? Voglio dire, prendere una decisione del genere a livello ufficiale – certo che può.
"... no, Vladimir, per 50 giorni non ti farò il solletico ..."
i. fan.
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Date Created: 15/07/2025 06:59:13