Sono tra le più antiche organizzazioni di donne afghane, e non sono mai scese a compromessi con tutti coloro che si sono susseguiti nel distruggere l'Afghanistan e soprattutto le speranze delle donne e delle ragazze.
Sono le donne di RAWA, Revolutionary Association of Women of Afghanistan, l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne d'Afghanistan, nata nel 1977 a Kabul come organizzazione socio-politica indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan.
Fu fondata da un gruppo di donne intellettuali afghane guidate da Meena, assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan, dagli agenti afghani dell'allora KGB, in connivenza con i fondamentalisti di Gulbuddin Hekmatyar (capo di HIzb-e-Islami, e ora tornato a Kabul con i Talebani).
Dopo la caduta di Kabul nelle mani dei Talebani le militanti del RAWA hanno deciso di rimanere, nascoste ma con la speranza di potersi riorganizzare e resistere.
Una di loro ha fatto pervenire al Corriere della Sera una testimonianza, piena di paura, rabbia e forza d'animo
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"La disperazione del popolo afghano che cerca di scappare, la si percepisce nell’aria. Nessuno crede alle promesse dei fondamentalisti. Dicono di essere cambiati, parlano di amnistia per tutti gli ufficiali del governo precedente, dicono di voler lasciare che noi ragazze andiamo a scuola e lavorare. Promettono addirittura di concedere libertà di espressione. Ma noi come possiamo fidarci? Abbiamo visto sparire ed essere uccise giornaliste, giudici donne, soldati, medici e infermiere, fino a pochi giorni prima del 15 agosto. Hanno provato a eliminare i loro oppositori e le oppositrici politiche prima di arrivare al potere. C’è chi ha ricevuto minacce di morte"
"Quelli che possono scappano. Scappa il presidente Ghani, scappano i collaboratori degli occidentali. A cosa è servito occupare la nostra terra? A cosa è servito mettere in piedi un governo fantoccio, che poi ha consegnato la capitale in poche ore? A cosa sono serviti i miliardi di dollari spesi e le migliaia di vite perse in questa guerra? A riportare al potere gli stessi terroristi, molto più forti, meglio armati e riconosciuti ora come 'legittimi'?".
"Tanti, troppi, scappano. E lo capisco. Ma noi no. Noi sapevamo benissimo che lo scopo di questa guerra non era liberare né le donne, né l’Afghanistan. Conosciamo questa situazione da ben prima che arrivassero i talebani al potere nel ‘96. Alcune di noi hanno vissuto la guerra civile tra mujahideen e i signori della guerra, sanno bene cosa aspettarsi da un governo di fondamentalisti".
"Noi crediamo che solo un governo democratico e laico possa garantire al popolo afghano la sicurezza, l’indipendenza, l’uguaglianza di genere e la fine delle discriminazioni razziali. Oggi, ovviamente, torniamo ad agire dietro le quinte. Lo facevamo già nei campi di rifugiati in Pakistan. Ora cerchiamo di dare una mano agli sfollati che arrivano a Kabul, è una situazione di emergenza. Continuiamo e continueremo a insegnare a leggere e a scrivere a bambini e bambine, alle loro mamme. Aiutiamo a creare una coscienza politica afghana, aiutiamo le donne a sentirsi libere di pensare e dire quello in cui credono".
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Il sito internet di RAWA non viene aggiornato da molti anni, ma in questi ultimi giorni, prima che tutto diventasse buio, qualcuna è riuscita a lanciare un "messaggio nella bottiglia", un appello.
i.fan. twitter: menoopiu
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Date Created: 20/08/2021 21:37:18