Il Venezuela è merce di scambio tra Trump, Putin e Xi Jinping

Trump manda una flotta armata davanti le coste del Venezuela. Non per fermare i narcotrafficanti ma per costringere il dittatore Maduro a lasciare il potere, con l'OK di Putin e Xi Jinping, che in cambio avranno ...

scritto da i_fan >> 01 novembre 2025 dittatura Maduro Donald Trump Venezuela

logo menoopiu

L'Armada di Trump verso il Venezuela

Il Venezuela di Nicolas Maduro è diventato un alleato scomodo per Putin.

Dopo il Nobel per la Pace a María Corina Machado, l'invidioso Donald Trump ha pensato di poter utilizzare la fama e l'attenzione ricevuta dalle opposizioni democratiche in Venezuela per accelerare un cambio di regime con il pretesto della lotta ai narcotrafficanti venezuelani. I quali, sia ben chiaro, rappresentano un fenomeno reale, pericoloso e ben inserito nelle maglie del regime di Maduro, e la loro eliminazione sarebbe auspicabile sia per la sanità pubblica che per indebolire il regime corrotto venezuelano.

Ma nasce spontanea la domanda: se lo sfoggio di navi da guerra di Trump, noto biscazziere immorale frequentatore di festini orgiastici di Jeffrey Epstein, sia davvero motivato dall'intento di combattere il narcotraffico o se nasconda altri interessi e trame di potere.

Ci sono molti fatti strani nella escalation militare americana contro il Venezuela.

L'escalation inizia dopo il vertice tra Putin e Trump in Alaska. All'inizio si è trattato di affondamenti di motoscafi e gommoni che attraversavano le acque del mar dei Caraibi e che venivano individuate come trasporto di droga per conto dei cartelli venezuelani.

Gli affondamenti sono avvenuti senza preavvisi particolari e a colpi di cannonate e mitragliate, ovvero fucilazioni sommarie nel disprezzo di qualsiasi norma legale. Molte decine di imbarcazioni e di relative vittime sono state prese di mira dalle soverchianti forze militari americane, un vero e proprio tiro al bersagli che piano piano ha coinvolto un numero sempre più grande di mezzi e uomini ad una distanza sempre più vicina alle coste del Venezuela.

Uno sfoggio di potenza che si è accompagnato alle pressioni su Maduro affinché lasciasse il potere e il paese, essendo riconosciuto come il principale responsabile dei traffici di droga verso gli Stati Uniti.

L'escalation di Trump contro Maduro non è un fenomeno nuovo. Gli Stati Uniti non hanno mai gradito che a due passi dalla loro porta di casa ci sia un regime amico di Putin, di Khamenei e Xi Jinping. Non perché rappresenti una reale minaccia alla sicurezza americana, ma per questioni di equilibri e di immagine.
Da oltre 10 anni gli USA cercano di rovesciare Maduro con ogni mezzo legittimo o semilegittimo, non potendo ricorrere ad una invasione militare diretta, senza però riuscirci.


Maduro è sempre stato abile nel respingere gli attacchi grazie al sostegno della Russia, della Cina e dell'Iran.

Ma ora lo scenario sembra cambiato, l'Iran ha ben altro di cui occuparsi e Russia e Cina mantengono uno strano silenzio sull'assedio navale di Trump contro Maduro.

Il quale deve ave annusato qualcosa, se si è spinto a rendere pubblica una lettera inviata a metà ottobre proprio a Putin e Xi Jinping, in cui chiede in poche parole di essere difeso dal possibile attacco militare di Trump.

La lettera di Maduro è rimasta in un cassetto a Mosca e Pechino, mentre la flotta americana si avvicinava sempre più alle coste venezuelane, divertendosi a colpire qualsiasi cosa si muovesse in mare.

"Mi avete lasciato solo? pensate di vendere la mia testa a Trump in cambio di qualche favore? Se non è così perché non dite e non fate nulla per difendermi veramente?"

Silenzio assoluto, se si eccettua qualche frase di circostanza pronunciate da funzionari del ministero degli esteri (Lavrov) sul diritto internazionale (!?).

Le richieste contenute nella lettera di Maduro non sono nulla di impossibile: qualche soldo, qualche pezzo di ricambio per far volare qualche aereo, un pò di slancio amichevole e niente più.

Ma la moderazione di Maduro si è scontrata con l'indifferenza sia a Mosca che  a Pechino.

Non un'operazione "contras" ma una esplicita minaccia di guerra e di rovesciamento di regime 

 

Il Miami Herald , insieme al Wall Street Journal, ha riferito che Washington starebbe valutando di bombardare installazioni militari in Venezuela, citando "fonti a conoscenza della situazione". Mentre il Wall Street Journal ha chiarito che "il presidente non ha preso una decisione definitiva sull'ordine di bombardamenti via terra", il quotidiano di Miami ha affermato che gli attacchi aerei potrebbero verificarsi "entro pochi giorni o addirittura ore".

Durante un volo sull'Air Force One, Trump ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti sull'argomento e ha respinto categoricamente i resoconti.

E' evidente che l'amministrazione Trump cerca di rovesciare il regime dittatoriale di Maduro, avendo alcune condizioni favorevoli per compiere un'azione di forza che sarebbe comunque contraria al diritto internazionale e ai proclami pacifisti del biscazziere della Casa Bianca.

C'è un paravento dietro il quale giustificarsi: le cosche mafiose di Caracas da anni operano con traffici illeciti dal Venezuela al Messico e alla Florida. Le rotte della droga e delle armi sono ben note da decenni e procurano flussi finanziari notevoli che vanno a rafforzare anche il regime di Maduro e l'elite che lo sostiene.

Il rovesciamento di Maduro con una azione di forza camuffata sarebbe condannata ma tollerata dall'opinione pubblica mondiale perché tutto sommato è "a fin di bene".

 Non un'operazione "contras" secondo lo stile di John Bolton, ma un trasparente prevaricazione militare a fini politici.

Nel clima di ascesa degli autoritarismi e delle sistematiche violazioni di diritti elementari come a Gaza, in Ucraina, in Sudan, buttare giù dal trono Nicolas Maduro sarebbe considerato il problema minore, se non addirittura un esempio da riproporre altrove, senza guardare troppo al sottile.

- Maduro senza l'appoggio di Mosca e Pechino avrebbe le ore segnate. I militari che finora lo hanno appoggiato perché sorretti dalla cooperazione con gli apparati militari di Russia e Cina volterebbero le spalle all'erede di Chavez per conservare il proprio ruolo nel futuro venezuelano.

- Fino ad oggi il regime di Maduro si è retto grazie alla repressione delle opposizioni e alle truffe elettorali, nonostante le condanne internazionali e l'isolamento da Europa e Stati Uniti, ma il suo potere è sempre stato subordinato agli interessi di Russia e Cina, che sono state ben felici di sfruttare il despota venezuelano per garantirsi una pedina importante nel "cortile" degli Stati Uniti e in Sud America, ma ora, grazie alla spregiudicatezza di Donald Trump, si aprono nuovi scenari.

La "riconquista" del Venezuela da parte degli Stati Uniti potrebbe essere scambiata con l'annessione dell'Ucraina alla Russia e all'invasione di Taiwan da parte della Cina.

Ciascuna delle tre potenze militari si appropria di ciò che gli sta più vicino in termini geografici e diplomatici.

Se Trump spinge per una soluzione in Ucraina che sancisce in qualche modo l'annessione delle regioni orientali a Mosca, Putin ricambia consentendo agli USA di rovesciare Maduro e instaurare un regime democratico ma servizievole, come ai tempi di Reagan e Bill Clinton.

E se la flotta USA nel mar dei Caraibi attacca e affonda imbarcazioni e minaccia con missili e aerei le principali città del Venezuela, perché la Cina non potrebbe fare altrettanto con Taiwan? che Pechino considera da sempre un proprio territorio da riprendersi nonostante la fiera e coraggiosa opposizione democratica dei cittadini di Taiwan?. Anche in questo caso, a ridosso del vertice Tra Xi Jinping e Trump in Corea del Sud, c'è stato un revival di minacce e pretese che lasciano intravedere una scambio tra i due boss.

Nicolas Maduro potrebbe "spontaneamente" accettare un esilio dorato a Mosca, come l'ex tiranno Assad di Siria che si è rifugiato tra le braccia di Putin, e Trump coglierebbe l'occasione per ringraziare il despota russo.

Zelensky, più di Maduro, è avvisato.


E' improbabile che la "invincibile armada" schierata da Trump al largo delle coste venezuelane, con tanto di superportaerei in grado da sola di annientare in un dieci minuti l'esercito di Maduro, faccia qualcosa di più che una semplice - ma grave  - pressione sul regime.


L'ostentazione della forza brutale, anzichè delle ragioni politiche, è sempre una strada pericolosa e contraria ai principi etici. Inoltre una prova di forza fatta da Trump in America Latina ha ill sapore della colonizzazione, riporta all'epoca del Cile di Pinochet, allo strangolamento di Cuba, alla dittatura argentina.


Nicolas Maduro è un dittatore e un truffatore che da anni ha sequestrato il destino del popolo venezuelano.

Se la Storia ha deciso che il Venezuela debba tornare libero con un colpo di mano militare ordinato da Donald Trump, non sarà una bella storia ma sarà sopportabile, solo se a governare il Venezuela saranno i legittimi vincitori delle ultime elezioni presidenziali, Edmundo González Urrutia, Maria Corina Machado e le decine di prigionieri politici dell'opposizione democratica.

Spero però che la liberazione del Venezuela non avvenga al costo occulto della svendita dell'Ucraina alla Russia e di Taiwan alla Cina.


 



Articoli Correlati per Categoria

Categoria: Donald Trump