Da molti anni pensavo che la vicenda drammatica di Julian Assange si dovesse concludere con una qualche forma di accordo tra il fondatore di WikiLeaks e un Presidente degli Stati Uniti d'America.
Quel presidente avrebbe dovuto essere Barak Obama, molti anni fa. Sarebbe stato un atto di giustizia e di libertà che gli avrebbe fatto onore.
Con Donald Trump un accordo era impensabile, anzi il suo mastino Mike Pompeo teorizzava apertamente che Assange poteva essere ucciso dai servizi segreti americani nel caso in cui fosse stato rilasciato dalle autorità britanniche.
Il presidente Joe Biden ha aspettato quasi 4 anni per chiudere la vicenda, ma meglio tardi che mai.
L'accordo o patteggiamento tra Dipartimento della Giustizia e Julian Assange lascia l'amaro in bocca, perché il fondatore di WikiLeaks ha dovuto in qualche modo ammettere di aver compiuto un reato nel diffondere il materiale riservato ottenuto da Chelsea Manning che documentava i crimini di guerra compiuti dall'esercito USA in Afghanistan e in Iraq.
Quel materiale riservato erano preziose informazioni per ricostruire pagine buie della storia recente, e la diffusione di quel materiale era un esercizio di libertà di informazione, legittima anzi doverosa.
Per uscire dal lungo tunnel iniziato quasi 15 anni fa, prima con la detenzione forzata dell'ambasciata dell'Equador e poi i 62 mesi nel carcere di Belmash, Julian Assange si è dovuto dichiarare colpevole per aver diffuso informazioni utili per salvaguardare diritti umani e ha dovuto patteggiare con gli accusatori, i vertici dell'esercito americano e della CIA.
Tutti sanno che Assange era costretto nel vicolo cieco tra l'affermazione della sua coerenza e il rischio di essere detenuto a vita o addirittura ucciso in carcere.
Ha scelto il compromesso che lo restituisce con molto onore e affetto alla sua comunità familiare e sociale, a Stella e a quanti lo hanno sostenuto in questi anni durissimi di detenzione e umiliazione.
Personalmente penso che la sua scarcerazione sia una vittoria, di WikiLeaks e della comunità internazionale che lo ha sostenuto.
Le informazioni e le verità diffuse da Julian Assange e da WikiLeaks non potranno mai essere cancellate, perché ormai appartengono alla coscienza collettiva del mondo libero.
Mi auguro che Julian Assange voglia e possa tornare di nuovo a lavorare per la libertà di informazione ovunque ce ne sia bisogno.
#FreeAssange
Julian Assange è libero e ha lasciato ieri il Regno Unito e la prigione vicino Londra dove era stato incarcerato per cinque anni, ha annunciato oggi WikiLeaks dopo la notizia dell'accordo raggiunto con la giustizia americana
Il fondatore di Wikileaks "ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni. Gli è stata concessa la libertà su cauzione dall'Alta corte di Londra ed è stato rilasciato nel pomeriggio all'aeroporto di Stansted, dove si è imbarcato su un aereo ed è partito dal Regno Unito", si legge in un comunicato pubblicato sull'account X dell'organizzazione. "Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato", viene specificato da Wikileaks. "Assange dopo più di cinque anni in una cella di 2x3 metri, isolato 23 ore al giorno, presto si riunirà alla moglie Stella Assange e ai loro figli, che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre", conclude la nota.
Un accordo necessario.
Assange ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato relativo al suo ruolo in una delle più grandi diffusioni di materiale classificato americano, come parte di un accordo con il Dipartimento di giustizia Usa che gli consentirà di evitare la reclusione negli Stati Uniti e di tornare in Australia.
Lo riferisce la Cnn, citando documenti recentemente depositati presso il tribunale. Il patteggiamento deve ancora essere approvato da un giudice federale. Secondo i termini del nuovo accordo, i pubblici ministeri del dipartimento di giustizia chiederanno una condanna a 62 mesi, che equivale agli oltre cinque anni che Assange ha scontato in un carcere di massima sicurezza a Londra mentre combatteva contro l'estradizione negli Stati Uniti. Il patteggiamento riconoscerebbe il tempo gia' trascorso dietro le sbarre, consentendo ad Assange di tornare immediatamente in Australia, suo paese natale.
Il fondatore di Wikileaks è accusato di 18 capi di imputazione in una incriminazione del 2019 per il suo presunto ruolo nella diffusione di carte top secret, reato che comporta un massimo di 175 anni di prigione, anche se e' altamente improbabile che possa essere condannato ad una simile pena. Assange era perseguito dalle autorità statunitensi per aver pubblicato documenti militari riservati forniti dall'ex analista dell'intelligence dell'esercito Chelsea Manning nel 2010 e nel 2011. Funzionari statunitensi hanno affermato che Assange ha spinto Manning a ottenere migliaia di pagine di dispacci diplomatici statunitensi non filtrati che potenzialmente mettevano in pericolo fonti riservate, rapporti di attività significative legate alla guerra in Iraq e informazioni relative ai detenuti di Guantánamo Bay. Il presidente Joe Biden negli ultimi mesi ha alluso a un possibile accordo promosso dai dirigenti del governo australiano per riportare Assange in Australia. Funzionari dell'Fbi e del dipartimento di giustizia si sono opposti a qualsiasi accordo che non includesse una dichiarazione di colpevolezza da parte di Assange, hanno riferito alla Cnn persone informate sulla questione. Il mese scorso, un tribunale del Regno Unito ha stabilito che Assange aveva il diritto di fare ancora appello contro l'estradizione negli Stati Uniti, regalandogli una vittoria nella sua lotta durata anni per evitare il processo negli Stati Uniti per i suoi presunti crimini.
Un'opinione critica su Julian Assange
"Julian Assange ha sbagliato su tante cose. Ha commesso molti errori terribili. È in qualche modo l'agente della propria sventura. Ma ha insegnato ai giornalisti che alcune storie sono così importanti che hanno bisogno di una collaborazione internazionale per renderle di dominio pubblico. Non aveva torto sull'importanza della solidarietà".
L'opinione di Martin Bright - Index on Censorship - 3 mesi prima della liberazione di Julian Assange
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Date Created: 25/06/2024 05:36:07