In un post del 7 febbraio scorso - Caso Almasri: Nordio e Piantedosi stanno coprendo Meloni e Tajani? - mi chiedevo:
"Ma davvero vogliono farci credere che sia stato Nordio a decidere di rilasciare Almasri?
e non chi invece è a conoscenza degli accordi segreti che da anni incatenano l'Italia alla Libia ?
e chi, se non il presidente del coniglio Giorgia Meloni e il ministro degli affari esterni Antonio Tajani (che è anche vice della Meloni), sono a conoscenza di quegli accordi segreti?"
Avevo dimenticato di includere Alfredo Mantovano - eminenza opaca di Giorgia Meloni - tra quelli che sono a conoscenza degli accordi tra l'Italia e le mutevoli bande libiche.
Ma nella sostanza i dubbi che esprimevo erano fondati, come si sta dimostrando dalle notizie che trapelano dalle indagini sullo scandaloso rilascio del criminale Almasri, riaccompagnato in Libia su un aereo di Stato dei servizi segreti italiani nonostante un ordine di cattura della Corte Penale Internazionale dell'Aja.
Sarebbe conclusa l'indagine del Tribunale dei ministri sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale da parte del governo italiano.
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La conclusione delle indagini porterà poi a delle decisioni: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio per uno o più membri del governo finiti sotto inchiesta, dalla premier Giorgia Meloni, al sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell'Interno Matteo Piantedosi, per favoreggiamento, peculato, e il solo Guardasigilli omissione d'atti d'ufficio.
Nelle carte, si legge sul Corriere, c'è il riscontro che “fin dal primo pomeriggio di domenica la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, sapeva ciò che stava avvenendo”, e diede le indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di Giustizia di parlarsi con cautela.
Nel primo pomeriggio di quel giorno, ricostruisce il quotidiano, quando Almasri era stato fermato da poche ore dalla Digos di Torino, l'allora capo del Dag, Luigi Birritteri (poi dimessosi e rientrato in ruolo), scrisse a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell'autorizzazione all'arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi.
Bartolozzi rispose di essere già informata.
Raccomandando prudenza: “Massimo riserbo e cautela” nel passaggio delle informazioni, e utilizzo di Signal. Della stessa mail parla anche La Repubblica nella quale viene sottolineato che "Il dato è cruciale perché dimostra come l'Italia abbia avuto tutto il tempo di riparare all'errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica.
Le indiscrezioni emerse dalle indagini consolidano alcuni punti fermi dello scandalo Almasri.
Il criminale Almasri era solito frequentare i paesi europei, tra cui l'Italia, senza particolari accorgimenti se non quello di tenersi in contatto con i referenti nei servizi di intelligence dei paesi che attraversava per affari (loschi).
Quando è arrivato a Torino il 18 gennaio per assistere ad una partita di calcio, ha ripetuto gli accorgimenti già utilizzati in precedenza.
Quando è stato arrestato - tra la sera di sabato e le prime ore di domenica 19 gennaio - Almasri è rimasto sorpreso ma non ha perso tempo nel mettere in moto la macchina delle sue conoscenze. Ha avvisato i suoi uffici in Libia e ha preso contatti con i referenti italiani, chiedendogli ovviamente di sbrigarsi a tirarlo fuori per evitare ritorsioni pesanti.
La macchina dei servizi italiani si è messa in moto, avvisando il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, eminenza grigia di Giorgia Meloni, che ovviamente è stata subito informata del casino che si stava delineando.
Anche il ministro degli Esteri Tajani è stato subito coinvolto e per quanto di sua competenza ha cercato di muovere il canale diplomatico all'Aja dove c'era un suo pupillo, l'ambasciatore Novello che avrebbe già dovuto essere al corrente avendo la sua ambasciata trasmesso l'ordine di cattura della Corte Penale alle autorità di polizia italiane.
Alfredo Mantovano e Giorgia Meloni, che da lì a poche ore aveva l'aereo per andare a baciare le mani al bispresidente americano Trump, hanno subito disegnato la strategia per risolvere l'inghippo.
L'unico che poteva trasformare il fermo di polizia di Almasri in una carcerazione definitiva con la consegna del criminale alla Corte dell'Aja era il ministro di Giustizia Nordio.
E chi c'è al ministero di Giustizia per occuparsi di questo caso? C'è una persona fidata della cerchia di Giorgia Meloni, la vera ministra, Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Nordio.
La Bartolozzi non perde tempo e impartisce gli ordini ai suoi funzionari. Il primo ordine è "pancia a terra", per comunicare non usare email o sms ma solo canali criptati come Signal.
La Bartolozzi se la prende con l'allora capo del Dag, Luigi Birritteri (poi dimessosi e rientrato in ruolo), che aveva già scritto a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell'autorizzazione all'arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi.
Esattamente il contrario di quello che la Bartolozzi, su disposizioni ricevute dall'alto ovvero Meloni e Mantovano, intendeva fare.
Nessuna riconsegna, era necessario prendere tempo e non autorizzare l'arresto.
Per questo motivo il ministro Nordio, su ordine di Bartolozzi, fedelissima di Giorgia Meloni, doveva esaminare con calma i faldoni, diciamo in 24-48 ore, per capire se i magistrati dell'Aja stessero davvero perseguendo un criminale pericoloso o un semplice turista libico appassionata di calcio.
Mentre Nordio, per ordine di Giusi Bartolozzi, fedelissima di Meloni, si studiava il caso con calma e pignoleria, i servizi segreti di Alfredo Mantovano davano disposizione di riempire di carburante i serbatoi del Falcon di Stato che avrebbe dovuto riportare in Libia Almasri.
Far decollare un aereo di Stato è molto più semplice e veloce che capire se il mandato di cattura internazionale, emesso da un'autorità competente, sia davvero un atto regolare a cui dare seguito.
Poi ci hanno pensato i libici a immortalare il ritorno del loro boss con la bandiera italiana impressa sulla fusoliera dell'aereo da cui Almasri era sceso trionfante.
Colpa dei servizi segreti italiani che non avevano fatto a tempo a riverniciare tutto di grigio opaco.
A questo punto, anche se non è piacevole ammetterlo, ha ragione Matteo Renzi, quando in qualche modo assolve Nordio e accusa Meloni e Mantovano.
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Che poi era ciò che mezza Italia pensava già alcuni mesi fa.
Altro che guerra agli scafisti e ai trafficanti di immigrati clandestini, come aveva promesso Giorgia Meloni!
Lo scandalo Almasri dimostra che i trafficanti di migranti sono ben protetti dalle autorità italiane, al punto da aiutarli a sfuggire alla giustizia quelle rare volte che potrebbero essere perseguiti legalmente.
In ogni caso, il titolo di questo post è sbagliato e illusorio.
Nessuno, tantomeno Giorgia Meloni, sarà ritenuto responsabile della scandalosa scarcerazione del criminale Almasri.
E forse la beffa finale sarà : "Abbiamo anticipato l'estradizione di Almasri in Libia, per farlo processare dai suoi connazionali, perché siamo lungimiranti!"
Intanto in Libia è stato avviato un procedimento contro Almasri, accusato di crimini di guerra
L'Ufficio del Procuratore generale libico ha annunciato “l'avvio di un'azione penale contro l'ufficiale di polizia Osama Almasri, in conformità alle norme sulla giurisdizione nazionale”, dopo la rimozione delle restrizioni procedurali da parte del Ministero della Giustizia.
Al-Masri, a capo della polizia giudiziaria che supervisiona i centri di detenzione di Tripoli, è accusato di crimini di guerra per casi di “trattamento crudele, tortura, stupro, violenza sessuale e omicidio” commessi nel carcere di Mitiga.
Fine della storia di Almasri, Nordio, Piantedosi, Meloni, Mantovano, Tajani e ... Bartolozzi.
La giustizia trionferà ... in Libia!!
i. fan.
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Date Created: 12/07/2025 00:12:22