Centinaia di scienziati, in un articolo su The Lancet, criticano la scelta "immorale" di Johnson, e ne elencano i pericoli.
Boris Johnson è ossessionato da un solo pensiero: dimostrare che è più furbo e più lesto degli altri, ovvero dei suoi colleghi di confraternita del G7.
E' stato il primo ad imboccare la strategia dei vaccini nel 2020, è stato il primo a proclamare la vittoria su Covid-19 pochi giorni fa.
Il 19 luglio Covid scompare dall'agenda del governo britannico: niente più limitazioni agli assembramenti, niente mascherine o distanziamenti, niente più bollettini di contagi e morti. Se i cittadini britannici vogliono ancora essere prudenti, sono affari loro, ciascuno sarà responsabile dei propri comportamenti, senza limitazioni.
Tutti hanno pensato che si trattasse della solita johnsonata, come quando all'inizio della pandemia di covid si schierò contro le misure di prevenzione e a favore dell'immunità di gregge.
Qualcuno gli fece notare che quell'obbiettivo sarebbe costato centinaia di migliaia di morti. Lo stesso Johnson si contagiò e ci ripensò. L'inverno lo ha passato a contare i giorni che mancavano per proclamare la vittoria, rinviata di mese in mese prima per colpa della variante inglese, poi per quella indiana ora chiamata Delta.
Quando all'inizio di giugno scorso ha rinviato il giorno della liberazione al 19 luglio, i contagi in Gran Bretagna erano poche decine e i morti quasi azzerati.
Boris Johnson si è trovato davanti ad un bivio: rinviare di nuovo, magari a settembre, con il rischio di altre marce indietro, oppure tirare dritto, appigliandosi ad alcune incerte evidenze scientifiche, del tipo i contagi aumentano ma i morti e le ospedalizzazioni no. Covid-19, grazie ai vaccini, sta diventando un'influenza un pò più fastidiosa, come in tanti pensavano nel gennaio del 2020.
Johnson ha scelto la seconda ipotesi, quella che lo mette in prima fila nella corsa al ritorno alla normalità completa. Il 19 luglio diventerà il Brexit Day dalla pandemia di Covid-19.
Poco importa se le evidenze scientifiche sull'efficacia dei vaccini nei confronti della variante delta sono ancora poche e controverse. La sua decisione è politica, è una scommessa che altri governi di altri paesi stavano meditando di fare ma senza il coraggio di dirlo, perchè Delta fa paura e il rischio di nuove ondate e nuove varianti in autunno è molto grande.
"Abituiamoci ai morti per coronavirus, nell'ordine di grandezza di quelli che ogni anno muoiono per le complicazioni di una banale influenza" è il messaggio di svolta che il mondo della politica globale aveva preparato al recente G7.
Mario Draghi, quello del rischio calcolato, è invidioso, avrebbe voluto essere lui il primo ad annunciare la fine del pericolo e il ritorno agli affari di una volta.
Invece, per colpa di quel ministro Roberto Speranza "senza cuor di leone", ha tentennato e si è fatto precedere da Boris Brexit e forse anche da Macron e Sanchez.
Se l'Italia del calcio dovesse vincere a Wembley la finale contro l'Inghilterra di Boris Johnson, Draghi avrà un buon motivo per nominare Roberto Mancini ministro della salute al posto di Roberto Speranza. E subito dopo dichiarare che covid-19 non esiste più, che la festa cominci.