Martina Carbonaro aveva solo 14 anni. Un'età che la collocava già tra le adolescenti, prima del salto per diventare donna.
Di certo non era più una "ragazzina", come un tempo si sarebbe definita per l'anagrafe.
Nella cornice di Afragola Martina Carbonaro cercava la sua strada per diventare donna.
Sulla sua strada ha trovato Alessio Tucci 19 anni, né ragazzino e nemmeno adolescente, uno che pensava di essere già uomo anzi maschio.
Cinque anni di differenza tra lui e lei in una fase della loro vita dove possono significare tanto. Ma gli anni non avrebbero contato nulla se non fosse stato per l'abisso culturale in cui si collocavano.
Alessio Tucci pensava di diventare un maschio adulto stando con una "ragazzina" che voleva diventare donna.
Ma quando Martina ha rivendicato il diritto a scegliere un'altra strada, il diritto di diventare donna a modo suo, il maschio Alessio si è trovato di fronte ad una alternativa impossibile: accettare la volontà di Martina o rivendicare la supremazia e il possesso da parte del maschio, come aveva imparato dalla famiglia, dagli amici, dai politici.
Un'alternativa impossibile, perché non praticata e nemmeno indicata nel mondo in cui è vissuto e cresciuto Alessio, un'alternativa incompatibile con gli stereotipi del maschio, o dell'aspirante maschio, di cui si è cibato per 19 anni.
Alessio Tucci, secondo la sua versione, di fronte al diniego di Martina, sarebbe stato colto da un raptus, da un impeto di rabbia e l'avrebbe uccisa con una pietra.
Con questa motivazione, che esclude la premeditazione, i suoi avvocati cercheranno di fargli avere uno sconto di pena.
Ma come si fa a confondere la rabbia con l'istinto omicida generato dal desiderio di possesso di un uomo verso una donna, in questo caso un'adolescente?
E poi, magari in modo subdolo e non esplicito, qualcuno inizierà a ipotizzare un concorso di eventi e a chiedere attenuanti.
Perché Martina, a soli 14 anni, frequentava un giovane di 19?
Perché la madre di Martina non glielo ha impedito? anzi lo considerava "un bravo giovane" che già faceva lavori da muratore.
"Non lo sapete che l'uomo è cacciatore e si arrabbia se la sua preda gli sfugge?".
Si riproporrà lo schema già visto altre volte oppure la società civile, da Afragola a tutta Italia, si stringerà attorno al dramma di Martina e chiederà un impegno vero nella lotta culturale sociale contro il maschilismo e una giustizia senza attenuanti per chi compie femminicidi?
Le cronache descrivono l'atroce destino di Martina nella cornice di Afragola, paesone semiabusivo tra Caserta e hinterland di Napoli, ma sbaglia chi cerca di catalogare il femminicidio di Martina nel degrado di una situazione sociale.
I femminicidi non dipendono dalla cornice ma solo dalla raffigurazione di un maschio ossessivo e di una donna che non vuole essere oggetto.
Sui social è intervenuto anche il sindaco della città, Antonio Pannone: «Oggi Afragola piange per l'inconsolabile dolore di una vita spezzata, un fiore reciso con una cieca violenza senza senso che toglie il respiro: una perdita che non ammette spiegazioni ma che deve vederci tutti ancora più impegnati nel difendere i diritti e le speranze dei nostri giovani, il bene più prezioso di cui disponiamo», ha scritto su Facebook. «Siamo tutti profondamente addolorati per l'orrore dell'inaccettabile morte di una adolescente a cui è stato tolto il diritto di vivere».
Nemmeno una parola o un accenno che si possa trattare di un femminicidio, di un assassinio maschilista, "di una perdita che ammette spiegazioni" che il sindaco di Afragola non vuole citare?
Tutto il resto sono dettagli utili solo per riempire la cronaca dell'ennesimo atroce femminicidio.
i. fan.
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Date Created: 28/05/2025 17:14:36