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PatricK Zaky resta in carcere, sequestrato dal regime egiziano per altri 45 giorni. E' la risposta di Al Sisi alle richieste italiane di accertare la verita' sull'omicidio di Giulio Regeni.
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Non e' la prima volta che il primo ministro italiano Giuseppe Conte e il dittatore egiziano Al Sisi parlano dell'omicidio di Giulio Regeni.
Nel febbraio del 2019, al margine di un vertice Europa - Paesi Arabi sulle rive del Mar Rosso, i due si erano appartati per uno "scambio bilaterale". Gli argomenti erano i soliti con: forniture di armi, navi da guerra, estrazione di gas e petrolio, il ruolo dell'Egitto in Libia e purtroppo la mancata collaborazione del regime egiziano nell'accertamento della verita' sull'omicidio del giovane ricercatore Giulio Regeni, torturato e ucciso dai servizi segreti di Al Sisi nel gennaio 2016.
Siamo a novembre del 2020 e le cronache ci informano che ieri Giuseppe Conte ha telefonato ad Al Sisi. Soliti argomenti: forniture di armi, navi da guerra, estrazione di gas e petrolio, il ruolo dell'Egitto in Libia e il diniego del regime egiziano a collaborare per accertare la verita' sulla morte di Giulio Regeni. Ma questa volta sembra esserci una piccola differenza.
L'avvocato Conte ha informato il generale dittatore che i magistrati italiani che indagano sull'omicidio Regeni stanno per chiudere le indagini preliminari - dopo quasi 5 anni - avendo individuato i colpevoli in 5 funzionari dei servizi segreti egiziani, che ovviamente sono comandati da Al Sisi.
Le prove a carico dei cinque sono inconfutabili e sufficienti per avviare il processo, che a sua volta avra' una grande risonanza in Italia e una grande ricaduta sulle relazioni diplomatiche e d'affari tra i due paesi.
E anche sull'immagine internazionale dello stesso Al Sisi che non e' delle migliori. Quindi ora piu' che mai, dice Conte all'egiziano, e' necessario che il regime riconosca le responsabilita' di "una parte deviata" dei servizi segreti e consenta di raggiungere un accordo su una "verita' plausibile" che possa continuare gli affari tra Italia ed Egitto. E' la stessa richiesta che in tutti questi anni i governi italiani hanno reiterato senza successo.
Il governo Gentiloni aveva addirittura rispedito a Il Cairo l'ambasciatore italiano per facilitare le indagini sul delitto. Ora c'e' la spada di Damocle dei procuratori Prestipino e Colaiocco che, chiudendo le indagini e rinviando a giudizio i cinque killer di Al Sisi, creano un punto di svolta difficile da ignorare per chi intendesse continuare i solititi affari di armi, gas ecc ecc .
E' possibile sperare in una svolta nell'accertamento della vera verita' sull'omicidio di Giulio Regeni? l'unica verita' chiara ed evidente fin dal ritrovamento del cadavere? Meglio non farsi illusioni. Se e' vero che il regime di Al Sisi e' sempre piu' debole e in crisi, d'altra parte se avesse voluto trovare una via d'uscita dignitosa e diplomatica non avrebbe fatto "scadere i termini" delle indagini italiane. Il dittatore egiziano non ha nulla da guadagnare nel riconoscere che i suoi apparati repressivi hanno ucciso Giulio per estorcergli i nomi di presunte spie occidentali, e sa benissimo che in caso di rottura diplomatica anche l'Italia pagherebbe un prezzo elevato. Nulla e' cambiato rispetto all'incontro di due anni fa. Tranne che adesso il tempo dei rinvii e dei depistaggi nel caso Regeni sono finiti.
Iniziera' un processo e sul banco degli imputati, anche se distante, ci sara' Al Sisi.
E se la prigionia immotivata e crudele del giovane Patrick Zaky ad opera del regime egiziano dovesse proseguire senza un'iniziativa di mediazione efficace, per i magistrati italiani ci sara' altro lavoro, purtroppo.
OMICIDIO REGENI, LA VERITA' CHE ANCHE I GENITORI DOVREBBERO AFFERMARE 10/06/2020 -
La vendita di due navi da guerra made in Italy all'Egitto di Al Sisi non deve essere fatta. Non perche' la verita' sulla morte di Giulio Regeni ancora non c'e', ma perche' la verita' gia' c'e' ed e' nota a tutti.
i.fan. twitter: menoopiu
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Date Created: 11/12/2020 16:57:40