Il business del AI: la bolla speculativa esploderà?
Confesso di aver sfruttato l'Intelligenza Artificiale, nel senso di aver utilizzato il software dei vari modelli di AI in circolazione sia per curiosare che per risolvere problemi e situazioni che altrimenti mi avrebbero costretto a perdere molto tempo e molti sforzi per essere risolti, o a sborsare molti soldi a qualcuno.
Il rifacimento del sito menoopiu.it su cui state leggendo queste opinioni, non sarebbe stato possibile senza sfruttare la collaborazione gratuita di Gemini 2.5 e sarei stato costretto a spendere denaro per ovviare al problema che la versione del Content Management System Umbraco, la 8, con cui il sito è realizzato non era più supportata da oltre un anno per "fine vita" costringendomi prima o poi a passare ad una versione più recente ma "non upgradabile" dalla precedente a causa di modifiche tecnologiche che non sto qui a spiegarvi. Cambiare era diventata una necessità per non correre rischi di crash e bug.
Con Gemini ho potuto affrontare da solo il problema della migrazione di Umbraco, pur non essendo un esperto di linguaggi di programmazione ma solo avendo una antica infarinatura.
A vedere i risultati, e sapendo quali difficoltà tecniche ho dovuto risolvere, direi che la mia partnership con l'Intelligenza Artificiale è stata proficua. E inoltre è stata completamente gratuita, perché mi sono avvalso della versione free di Gemini, riuscendo così ad evitare di spendere migliaia di euro tra software e consulenze a prezzi (alti) di mercato.
Sottolineo che la collaborazione tra il sottoscritto e Gemini (ho interpellato anche ChatGPT, DeepSeek, e altri ma Gemini mi ha dato i risultati migliori) si è limitata a questo aspetto informatico, e non ho mai utilizzato l'AI per scrivere testi o manipolare foto e video. Altrimenti non sarebbe più un hobby ma un raggiro a me stesso.
Sono abbastanza consapevole del fatto che se ho potuto risparmiare tanto denaro per realizzare la migrazione alla nuova piattaforma, anche altri prima e dopo di me avranno percorso la stessa strada, e questo significa che i modelli di AI in circolazione si stanno diffondendo alla velocità della luce, ma non guadagnano ancora abbastanza per coprire le enormi risorse finanziarie che vengono investite nel business della AI.
Prendiamo il caso di OpenAI e ChatGPT. Il bilancio 2025, a circa 3 anni dal lancio, è ancora largamente deficitario.
Qualche mese fa The Economist si chiedeva: "OpenAI guadagnerà mai soldi veri?"
Secondo un report di The Information, nei primi sei mesi del 2025 OpenAI ha registrato ricavi per 4,3 miliardi di dollari, ma ha “bruciato” 2,5 miliardi in più di quelli entrati. Il segno di una struttura di costi ancora fuori controllo.
Gran parte delle spese dell’azienda vanno in ricerca e sviluppo, infrastrutture di calcolo e compensi azionari, a cui si aggiungono i forti investimenti in marketing e vendite. OpenAI è ben lontana dalle preoccupazioni finanziarie perché dispone ancora di 17,5 miliardi di dollari in liquidità e titoli, riserva che le consente di sostenere la corsa agli sviluppi futuri. Tuttavia la sua posizione, da sola, giustifica le preoccupazioni dei profeti di sventura riguardo il famoso “rischio bolla”.
L’obiettivo aziendale di Altman per il prossimo anno comprende già la previsione di un ampio “cash burn”: OpenAI mira al raggiungimento di 13 miliardi di dollari di ricavi, ma conscio di uscite totali stimate intorno ai 21,5 miliardi.
Per un’azienda in piena espansione, queste perdite non sono necessariamente un segnale di crisi: si tratta di una strategia tipica delle big tech che puntano sulla crescita a lungo termine. L’azienda anzi ha già messo in conto perdite simili fino al 2029. Ma il ritmo con cui OpenAI consuma risorse solleva la domanda cruciale: quanto a lungo potrà sostenere questo modello, prima che l’innovazione cominci davvero a costarle troppo?"
La stessa domanda vale per le altre aziende del settore. Ormai vengono quotate a multipli stratosferici rispetto agli utili reali e prevedibili, in una corsa che finirà certamente con uno schianto per qualcuno.
Stanno crescendo gli allarmi sulla "bolla del AI": la speculazione sui mercati finanziari attorno ai titoli del settore AI, con NVIDIA prima di tutti ma anche Microsoft, Amazon, Google, Meta &C., ha raggiunto livelli altissimi, molto più alti della bolla dei titoli dotcom legati allo sviluppo di Internet, che esplose all'inizio del 2000 dopo aver portato alle stelle centinaia di aziende fasulle.
marketwatch.com : "Le quotazioni di Microsoft Corp. sono scese di circa il 4% questa settimana, mentre quelle di Meta Platforms Inc. hanno perso circa il 4%. Questa svendita è avvenuta nonostante sia Microsoft che Meta abbiano recentemente riportato utili superiori alle aspettative.
Alcune azioni tecnologiche ad alta crescita hanno registrato perdite ancora maggiori, come nel caso di Palantir Technologies Inc.in calo di oltre l'11% nella settimana, nonostante abbia registrato i migliori utili trimestrali di sempre .
Nel frattempo, le azioni di Nvidia Corp. sono scese del 7% durante la settimana, in vista della conference call sui risultati aziendali del 19 novembre".
Se esplode la bolla dell'Intelligenza Artificiale, e secondo molti è solo questione di tempo, gran parte dell'economia globale verrebbe contagiata e rallentata, salvandosi solo quei settori che si presume siano arretrati nella corsa all'uso di robotica e AI.
A quel punto è prevedibile, anzi certo, che le aziende che sviluppano e addestrano i modelli LLM alla base dell'Intelligenza Artificiale saranno costretti a cambiare subito il modello di business, facendosi pagare e profumatamente qualsiasi utilizzo di AI.
Per chi ha coloro che hanno già massicciamente introdotto nelle loro logiche produttive l'utilizzo di AI sarà impossibile tornare indietro e dovranno pagare per non fermarsi.
Mi rallegro di aver fatto appena in tempo ad avere gratis la collaborazione di Gemini, perché la prossima volta non sarà più così, anche se presumo che sarà sempre più conveniente rivolgersi ad un avatar informatico piuttosto che ad un consulente in carne ed ossa.
In previsione di questi scenari, molti hanno anticipato i licenziamenti di manodopera qualificata, per ridurre i costi e prepararsi a sopportare gli aumenti futuri senza perdere profitti.
Centinaia di migliaia di posti di lavoro andranno in fumo, ma il business dell'Intelligenza Artificiale diventerà davvero profittevole per i soliti pochi ricchi.
La pacchia sta per finire anche per decine di migliaia di dipendenti dei colossi tecnologici, da Amazon a Microsoft, segno che il vento del business dell'AI sta cambiando e presto pagheremo caro, pagheremo tutto.