"this man cannot remain in power", la frase di Joe Biden non è una gaffe.
Quando ha pronunciato l'invettiva contro Vladimir Putin nel suo discorso in Polonia, Il Presidente USA ha detto quello che pensa e cerca da molto tempo.
Poco prima aveva definito il despota russo "un macellaio", epiteto poco diplomatico che si aggiunge al precedente "criminale di guerra".
Mentre le diplomazie, soprattutto europee, si interrogavano preoccupate sullo "scivolone" di Biden che rende impossibile qualsiasi seria trattativa tra le parti, la Casa Bianca ha ribadito la frase di Biden, pur collocandola in un contesto più sfumato.
Operazione del tutto inutile, perché tutti hanno capito che l'obiettivo di Biden non è solo difendere l'Ucraina dalla invasione russa, senza superare la soglia dell'intervento NATO, ma è quello di liberarsi definitivamente di Vladimir Putin, del suo regime e della sua minaccia ventennale.
E' un obiettivo legittimo? è realizzabile, senza rischiare una escalation della guerra ? è nell'interesse dell'Ucraina e dell'Europa ?
LA VERITA' DI BIDEN
Non credo che Biden sia incappato in una gaffe dichiarando la volontà di rovesciare il regime di Putin. Ha detto semplicemente la verità, priva di veli diplomatici.
Le cancellerie europee, francesi e tedeschi in particolare, si lamentano per la brutalità delle affermazioni di Biden e si affrettano a "contestualizzarne" il significato.
Temono che la reazione russa possa cancellare le già flebili probabilità di successo dei negoziati per un cessate il fuoco.
Putin oltre ad essere sanguinario è anche suscettibile e paranoico.
Inoltre il galateo diplomatico impone che non ci si può augurare la fine dell'interlocutore negoziale, è un controsenso logico.
Vero, ma la verità è che Biden e la diplomazia USA hanno già deciso che i negoziati Ucraina Russia sono una finzione.
Putin aveva ed ha un solo obiettivo, distruggere l'Ucraina in quanto nazione. Putin può temporaneamente accettare eventuali varianti, meno drastiche, alla soluzione da lui immaginata, ma se il despota rimane al potere tra qualche anno ci riproverà ancora. La paranoia della Grande Russia ormai lo divora e ha permeato gran parte del regime instaurato da Mosca a Vladivostok.
D'altra parte tutti ormai concordano sul fatto che l'errore più grande dell'Europa e dell'America di Trump è stato quello di accettare supinamente, per opportunismo diplomatico e affaristico, l'annessione della Crimea e i massacri in Siria.
Fino a pochi giorni prima del 24 febbraio, i governi europei erano convinti che Putin non avrebbe mai invaso l'Ucraina, che alla fine avrebbe prevalso il realismo. Chi temeva l'aggressione non avrebbe scommesso un euro sulla resistenza del governo Zelensky, si preparava ad una rapida soluzione del conflitto e ai business as usual.
Biden invece è stato il primo a temere, prevedere e lanciare l'allarme sui propositi reali di Putin.
Mentre Macron perdeva tempo con le telefonate in cui Putin smentiva l'intenzione di invadere l'Ucraina - "sono solo esercitazioni" - Biden aveva già elaborato la strategia di "contenimento" in caso di guerra: nessun intervento diretto della NATO ma forniture di armi e servizi logistici a Zelensky, il quale secondo l'intelligence USA aveva le caratteristiche giuste per condurre la resistenza all'esercito russo.
Dopo le prime 48 ore della "operazione militare speciale" russa in Ucraina, c'erano già tutti i macabri elementi per immaginare quello che sarebbe successo nelle settimane successive. Non essendo riuscito nella guerra lampo per abbattere Zelensky, Putin avrebbe adottato la soluzione "Grozny".
Distruzione totale, bombe e assedio per terrorizzare i civili e piegare la volontà di resistenza dell'avversario.
La risposta di Biden alla strategia del terrore di Putin è stata quella di indicarlo direttamente come "criminale di guerra".
Non generici "crimini di guerra" imputabili a qualche generale russo troppo crudele. Il criminale di guerra, il macellaio che ha ordinato di bombardare ospedali, scuole, case, rifugi, di sparare sui civili inermi senza consentirgli vie di fuga, il criminale è Putin. E con i criminali è impossibile negoziare.
Joe Biden è convinto che Putin si è infilato in un vicolo cieco.
L'esercito russo si è rivelato incapace di piegare la resistenza ucraina, nonostante la distruzione totale di Mariupol e Kharkhiv, i missili ipersonici su Kyiv e Leopoli.
Più passa il tempo e più le opzioni di Putin si restringono. Adesso sembra accontentarsi di prendere il Donbass e forse Mariupol, per poi ordinare la ritirata delle truppe russe.
Ma questa soluzione non verrebbe accettata da Zelensky e dagli Stati Uniti, meno che mai ora che i russi sembrano indebolirsi, sono costretti ad ammettere la morte di migliaia di soldati, l'impossibilità di annettere "la piccola Russia".
Se Putin si ritira e resta asserragliato nel Donbass, finisce per diventare l'assediato e non ottiene nessuno sconto sulle sanzioni economiche già in vigore.
Sarebbe costretto a fare molte più concessioni per uscire dalla trappola ucraina e qualcuno a Mosca potrebbe cominciare a chiedergli, a muso duro, se ne valeva la pena.
Biden annusa l'aria e sente arrivato il momento di isolare ancora di più Putin, di chiudergli ogni via diplomatica per una pace proficua.
Per questo lo insulta e lascia intravedere che l'unica soluzione è togliergli il potere.
Qualcuno rinfaccia al Presidente USA di fare con la Russia lo stesso errore fatto in Iraq e Libia. Destituire un dittatore, per quanto odiato e sanguinario, non equivale a trovare pace e giustizia e anzi può creare squilibri geo-politici ancora più grandi e forieri di altre guerre e distruzioni.
La Cina non permetterebbe mai la caduta di Putin. Limitarlo sì, detronizzarlo no.
Se al Cremlino dovesse prevalere una soluzione gradita all'Occidente, potrebbe dirsi altrettanto a Pechino?
Blinken ha cercato di minimizzare la pesantezza della frase di Biden, ma era previsto nel gioco delle parti.
Macron fa l'insegnante di galateo, annunciando che "macellaio" è un termine da lui non utilizzato. Per questo Biden non si fida degli europei.
La strategia americana di provocazione e denuncia del "macellaio" russo è condivisa da tutta l'amministrazione Biden, dal Pentagono e dalla CIA.
Il dilemma di Putin : 1)reagire duramente all'attacco di Biden oppure 2) trascurarlo e proseguire nella nuova mossa tattica di ritirarsi nel Donbass.
1) Putin reagisce all'attacco di Biden con una escalation militare in tutta l'Ucraina, da Leopoli a Kyiv, da Odessa a Mariupol, utilizzando anche armi chimiche. Una simile risposta sarebbe nello stile del despota, ma sconta il fatto che l'esercito russo è a corto di mezzi uomini e morale e non è facile chiedergli di affrontare un'escalation in tali condizioni. La ritorsione pura e semplice con l'uso di armi chimiche devastanti, non sposta nulla sul piano militare ma anzi darebbe ancora più argomenti all'accusa di crimini di guerra a carico di Putin. E' l'ipotesi sfidata da Biden e temuta da Xi Jinping.
2) Putin intravede il pericolo di infilarsi ancora di più in un vicolo cieco e lancia un'offensiva diplomatica, ritirandosi nel "suo" Donbass e preparandosi ad una guerra diversa e strisciante alternata a fasi di negoziato. E' l'ipotesi più plausibile che consentirebbe a Putin una via d'uscita, contando anche sul galateo diplomatico europeo.
Più debole ma comunque al potere, per riorganizzare gli equilibri interni e aspettare tempi migliori. Magari tra un paio di anni, finito il mandato di Biden, potrebbe tornare l'amico Trump o qualcuno a lui simile e lo scenario cambierebbe ...
(in aggiornamento)
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Date Created: 27/03/2022 09:23:53