C'era la neve a Kyiv nelle prime immagini che documentavano l'invasione dell'esercito di Putin.
Freddo e buio facevano da sottofondo alle cronache di quei giorni carichi di un'angoscia nuova, la guerra in Europa, la crudeltà che già si lasciava intravedere.
Via webcam si potevano scorgere i bagliori delle bombe in lontananza squarciare la notte spettrale su piazza Maidan illuminata e deserta.
Due mesi dopo nella capitale ucraina arrivano Blinken, segretario di Stato USA e Austin ministro della Difesa. Entrambi portano i saluti e le armi di Joe Biden a Volodimir Zelensky, il Presidente della Resistenza ucraina, in una mite giornata di fine aprile.
La terribile mattanza fatta da Omurbekov Putin alle porte della capitale, a Bucha Irpin Borodyanka, non è cancellata, ma non è servita a conquistare Kyiv.
Ha riempito le cronache dell'orrore della Storia.
A Kyiv oggi c'è l'America, che festeggia la Resistenza contro l'invasore e prepara la cacciata definitiva.
Putin sperava di esserci lui, trionfante conquistatore a vedere sfilare in Piazza Maidan i suoi strumenti di morte con la Z stampigliata.
I morti di Bucha, se potessero, oggi sarebbero in strada a festeggiare la domenica della Pasqua ortodossa, a scambiarsi i saluti rituali di pace salute e affetto.
Quelli che sono rimasti vivi si trascinano muti per il dolore.
Ma il freddo di marzo comincia a lasciar posto al tepore di maggio, e Ucraina ancora c'è.
L'immagine dei mercerani di Kadyrov che festeggiano a Mariupol davanti ad uno sfondo di fiamme e macerie sintetizza e racchiude una duplice informazione.
La prima, immediata, ci dà la cifra del livello di crudeltà messo in campo da Putin per piegare e distruggere la città sul mar d'Azov.
Che si tratti di spianare la Cecenia, la Siria o l'Ucraina, Putin sceglie sempre le truppe più assassine e crudeli. Quelli che si vedono a Mariupol sono usciti dalle più truci accademie del terrore. Ma anche quando sono giovani coscritti, inesperti e alla loro prima carneficina, come quelli di Bucha comandati dal colonnello Omurbekov, vengono presi da un grigio villaggio di casermoni siberiani, imbottiti di allucinogeni e istruiti a dovere.
Eseguono attentamente le direttive del Generale Putin.
E questa è la seconda informazione contenuta nella festa dei macellai di Kadyrov sulle rovine di Mariupol.
Il vero, unico, supremo, inconfutabile Comandante Generale della "operazione militare speciale" dell'esercito della Federazione Russa in Ucraina è Zar Vladimir Vladimirovič Putin.
L'enorme macchina da guerra rappresentata dalle Forze di terra, di mare e di cielo (compreso lo spazio cosmico) della Grande Russia ha un solo Generale, Putin, tutti gli altri sono più o meno utili comparse ai suoi ordini, che non sempre vengono recepiti o capiti correttamente.
Mentre il Generale Putin comunicava al redivivo maggiordomo Shoigu l'ordine di terminare l'assalto ai tunnel sotto le acciaierie Azovstal dove sono asserragliati le ultime centinaia di soldati e civili ucraini, Ceceno Kadyrov prometteva di "conquistare tutta Mariupol entro il pomeriggio".
Se mai ce ne fosse stato bisogno, una conferma ulteriore che nella guerra di Russia contro Ucraina il Generale Putin è solo, maledettamente solo in compagnia del Parkinson, circondato da una manica di pazzi esaltati incapaci e corrotti che dovrebbero rappresentare la potenza dell'esercito russo e invece sono la prova lampante della sua debolezza.
Dopo l'annuncio della ritirata delle truppe russe dalla regione di Kyiv, la stampa di regime che prende ordini e notizie direttamente dal ministero della Difesa si è dilungata nell'illustrare che il vero obiettivo della guerra non era l'Ucraina ma il Donbass, la regione di Donetsk e Luhansk già in parte sotto il controllo politico militare di Mosca dopo l'annessione della Crimea nel 2014.
Ma l'aspetto più "strano" e indicativo di questa ritirata mediatica-militare è che non si riusciva a trovare una fonte ufficiale a cui attribuire la clamorosa notizia del ripiegamento, ovvero della sconfitta dell'intera strategia iniziale di Putin.
Si alternavano fanatiche dichiarazioni di Kadyrov, "andremo a uccidere Zelensky", con interviste ai solititi "esperti ben informati" che interpretavano i segni provenienti dal Cremlino.
Il Ministro della Difesa Shoigu scomparso dietro voci di epurazione o di infarto, che in Russia coincidono sempre, il Capo di Stato Maggiore Generale Gerasymov introvabile, i generali semplici tutti spediti al fronte a farsi ammazzare. Nessuno che ufficialmente si prendesse una responsabilità di comunicare informare sul cambio di strategia.
Per un motivo molto banale: l'unico che avesse in mente una strategia e una tattica a giustificazione sia dell'invasione che dei suoi sviluppi militari sul campo era ed è Vladimir Putin.
Tutti gli altri sono ascoltatori di decisioni prese dal Generale Putin e cercano di eseguirle pur non avendo chiaro cosa e perchè fare.
La guerra scatenata dal macellaio del Cremlino dimostra la vera debolezza delle Forze Armate russe, messa in risalto dall'incredibile affondamento della nave Moskva, ma evidente anche in tanti altri segnali, ad iniziare dal numero di generali (circa 20) uccisi in combattimento e dalla lunga resistenza di Mariupol.
L'esercito russo non ha un comando e un'organizzazione strutturata e affidabile. E' la somma di tanti generali esecutori, al servizio dell'unico Generale che si vanta di fare e disfare, di non aver bisogno di ministri della Difesa o di Capi di Stato Maggiore o di Generali comandanti (l'incarico a Dvornikov macellaio di Siria non è mai stato ufficializzato o motivato).
Putin si è costruito un esercito a sua immagine e somiglianza: arrogante, corrotto, dominato dalla logica della ostentazione del terrore per impaurire o ricattare gli avversari.
Circondato da personaggi alla Kadyrov, estranei tecnicamente all'organizzazione militare ma funzionali a sminuire il ruolo dei generali di carriera, di cui Putin non si fida perché sa che sono corrotti e incapaci, avendoceli messi lui.
La guerra contro l'Ucraina è la guerra di Putin, che l'esercito russo porta avanti secondo le sue direttive mutevoli e improvvisate.
Pochi giorni fa, all'inizio della battaglia per il Donbass, la cui vittoria dovrebbe servire a giustificare l'intera "operazione militare speciale" agli occhi dell'opinione pubblica, il generale russo "da ufficio" Rustam Minnekayev parlando ad una riunione dell'Unione delle imprese del settore militare di Sverdlovsk ha raggelato gli analisti internazionali, dichiarando che l'obiettivo della seconda fase di guerra era quello di occupare Odessa e la Transnistria, ovvero la Moldavia:
"Dall'inizio della seconda fase dell'operazione speciale - è già iniziata, solo due giorni fa - uno dei compiti dell'esercito russo è quello di stabilire il pieno controllo sul Donbass e sull'Ucraina meridionale. <... > Ciò garantirà un corridoio terrestre verso la Crimea, oltre a influenzare le strutture vitali delle forze militari ucraine, i porti del Mar Nero, attraverso i quali i prodotti agricoli e metallurgici vengono forniti ad altri paesi.
...
Il controllo sul sud dell'Ucraina è un altro sbocco alla Transnistria, dove ci sono anche fatti di oppressione della popolazione di lingua russa.
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È chiaro che ora molti media parlano dei fallimenti di alcuni dei nostri, ma non è così. <... > I primi giorni della guerra, le tattiche delle unità ucraine sono state progettate per garantire che, dopo aver sfondato in avanti, singoli gruppi di truppe russe cadessero in imboscate pre-preparate e subissero perdite. Ma le forze armate russe si sono adattate molto rapidamente a questo e hanno cambiato tattica.
...
Quando colpiscono, le forze armate russe non subiscono alcuna perdita. Questo uccide soprattutto il morale del personale delle forze armate dell'Ucraina. La superiorità tecnica dell'esercito russo a terra, in mare e nello spazio aereo è evidente. <... > L'Operazione Speciale deve essere portata con successo alla sua logica conclusione, e tutti i compiti stabiliti saranno adempiuti."
Le dichiarazioni del generale Minnekayev sono importanti per capire il "funzionamento" della disorganizzazione russa e delle conseguenze che questa comporta sul piano diplomatico.
Essendo state fatte dopo l'affondamento dell'ammiraglia russa Moskva, le frasi di Minnekayev lo qualificano come un arrogante idiota e dimostrano che ha fatto carriera solo grazie al conformismo e alla corruttela degli apparati.
Rivelano la confusione che regna al Cremlino, la piaggeria e l'impreparazione.
La presunta rivelazione sulle mire di Mosca su Odessa e la Transnistria non rappresenta nulla di nuovo, essendo già chiare e ovvie nelle prime ore dell'invasione. Quello che suona strano è che siano spacciate per nuove anche dopo l'arrivo del nuovo direttore delle operazioni in Ucraina, il generale Dvornikov, sostituto di non si sa chi o riempitivo di un vuoto precedente.
Sembra che in Russia nessuno sia responsabile di nulla ma ognuno può dichiarare quello che vuole. Medvedev abbaia con il ringhio della minaccia nucleare e Lavrov dice che non c'è nulla da temere, per ora.
Un'inchiesta di Meduza pone in evidenza quanto sta accadendo nel Cremlino.
"Le fonti di Meduza affermano che il Cremlino non sa come porre fine alla guerra attraverso i negoziati e senza far crollare le valutazioni di Putin"
La guerra in Ucraina va avanti da quasi due mesi. La Russia si è ritirata da Kiev, ma ora (a giudicare dalle dichiarazioni ufficiali ) intende ancora iniziare una battaglia per il Donbass e prevede di ottenere "l'instaurazione del controllo completo" sulla regione e sull'Ucraina meridionale. Anche i politici sistemici russi non abbassano il grado di retorica e minacciano costantemente l'Occidente. Il corrispondente speciale di Meduza Andrey Pertsev ha scoperto in che stato si trova il Cremlino all'inizio del terzo mese dell'invasione.
Gli obiettivi di un esercito in guerra determinano le altre variabili fondamentali: la valutazione dell'impatto politico e diplomatico, il numero e la varietà delle truppe, quale tipo di armamento, la logistica a supporto, la sostenibilità economica e sociale, l'impatto mediatico.
Ognuno di questi aspetti dovrebbe avere un suo centro di analisi, valutazione e decisione.
I vari centri dovrebbero comunicare tra di loro e fornire gli elementi di valutazione ai livelli gerarchici superiori. I quali a loro volta dovrebbero raggiungere una visione omogenea da consegnarla ad un "capo" che ha il compito di unificare le valutazioni e uniformare la visione strategica.
Tutto questo manca all'esercito russo. Non perchè non esistano sulla carta le figure e gli apparati preposti, ma perchè sono marginali al sistema di decisione e rappresentazione del potere. Apparati corrotti e incompetenti, cresciuti con il metodo del signorSì, si rivelano inutili e anzi dannosi quando vengono chiamati ad affrontare una situazione come la guerra in Ucraina.
Se la nazione ha un sistema di democrazia parlamentare, il leader dovrebbe sottoporre ai rappresentanti del popolo i suoi obiettivi e chiedere le autorizzazioni necessarie. Nel caso della Duma in Russia questa incombenza non è nemmeno prevista.
Chi sa quale è il vero obiettivo dell'esercito russo? chi decide se le truppe di invasione si fermeranno alle rovine di Mariupol o cercheranno di radere al suolo anche Odessa? e poi fino alla Moldavia passando per la Transnistria?
Tutto sta nella testa di Putin, un solo uomo, ora malato, che per 20 anni ha costruito il sistema di potere che si intuisce dietro le immagini dei crimini in Ucraina.
Putin ha modellato un apparato irresponsabile e corrotto e poi si è meravigliato che Kyiv non sia stata occupata in tre giorni.
Anzichè farsi consigliare dai ministri, generali o esperti di economia, da Lavrov o Shoigu o Nabiulina, pensa di essere lui a dettare i compiti a ciascuno di loro.
Il sistema creato da Putin in Russia è capace di orrendi crimini, come ha dimostrato a Bucha e a Mariupol, perchè per compierli ha bisogno solo di un Omuberkov e di un Kadyrov qualsiasi.
Ne ha tanti a disposizione e li riempie di decorazioni.
Ma il Generale Putin con questi criminali non riuscirà né a vincere la guerra né a evitare che il sistema colassi su se stesso. Un pò per le sanzioni, un pò perchè molti stanno fuggendo dalla Russia in cerca di un'aria diversa.
Molti di quelli che fuggono dalla prigione Russia rappresentano un problema ampiamente sottovalutato dal regime di Putin, di cui si vedranno le conseguenze nei prossimi mesi.
Sono tecnici, scienziati e uomini di cultura a cui è impossibile raccontare la favola dell'Ucraina da denazificare.
Costituiscono una parte importante del tessuto connettivo di una nazione e del suo know how complessivo, sempre che in Russia interessi a qualcuno mantenerlo e valorizzarlo.
Il Generale Putin ignora che un bravo analista informatico, dotato solo delle sue competenze e di un computer, può mandare in fumo il laboratorio russo a Tver dove i suoi scienziatoni progettano missili e armi di distruzione. Oppure confondere i sistemi elettronici di avvistamento e mandare a picco una nave come la Moskva.
In Russia il Generale Putin ha reso tutto ininfluente, sottomesso, corrotto, falso. Come la sua dichiarazione dei redditi.
Difficile pensare che un paese ridotto in tal modo possa vincere una guerra contro l'Ucraina, dotata di resistenza, passione, organizzazione e armata dagli Stati Uniti.
(in aggiornamento)